1817, la Sedizione di Gubbio

8 gennaio 1817
La Sedizione di Gubbio
Cercando tra le carte del Cardinale, nel faldone n. 13 e seguenti, si trova molta documentazione su un processo che aveva avuto il suo epilogo nel gennaio del 1817 quando furono liberati i “sediziosi” di Gubbio, i quali negli anni precedenti avevano cospirato contro il Governo pontificio.
Tale documentazione è rimasta tra le carte personali del Cardinale fino alla sua morte ed oggi è ancora lì.
Il Cassi tratta esaurientemente l’argomento in un capitolo di ben 37 pagine.
Notizia dei “sediziosi di Gubbio”, autori del seguente volantino, è trovata tra le carte del processo:
Popolo Eugubino, all’armi. E’ tempo ormai di punire i tradimenti, la prepotenza, l’orgoglio del famigerato assassino e Capo Brigante Mauro Rossi. Voi pertanto prestate tosto al primo movimento mano forte a cento e più scelti giovani, che già col loro giuramento, sotto quest’oggi, hanno formato sì sacra congiura, i quali non sazieranno le loro imprese, se non colla morte di sì empio e perfido uomo
dicevo, essi, “prostrati sotto l’ombra del potente patrocinio (del Cardinale Consalvi), onde implorare aiuto, pietà compassione, misericordia” si appellano “al cuore magnanimo” ritenendosi “degni d’essere posti in libertà”, facendo osservare “che il carcere, sofferto per lo spazio di un anno, è stato bastante a cancellare l’ombra di preteso delitto.”
Insomma, questi rivoluzionari eugubini creano una cellula di “mano forte” a Gubbio, ma vengono scoperti, incarcerati e processati.
A questo punto qualcuno dice loro di rivolgersi al Cardinale Consalvi, Segretario di Stato, uomo magnanimo e sempre incline a perdonare.
Così essi fanno ed il Cardinale si fa inviare tutta la documentazione.
Il Cassi, cercando, ben 110 anni dopo, queste carte processuali, se ne duole per non averle trovate.
Naturalmente, feci ricerca degli atti processuali presso l’Archivio di Stato di Roma, specialmente fra gli atti del Tribunale della Sacra Consulta, che raccoglie, fra altri, documenti di carattere politico, quelli relativi al processo per il Moto di Macerata del giugno 1817, e così fra le carte della Polizia generale; ma senza alcun risultato. Probabilmente si tratta d’un incartamento, che nel 1870 andò bruciato, come avvenne di parecchi altri. Ricerche, eseguite in altri Archivi., ebbero pure esito negativo.”
Le carte processuali cercate dal Cassi le aveva il nostro Cardinale.
Esse erano state richieste dal Cardinale stesso, il quale dopo averle esaminate concesse la grazia “a patto però di vivere onestamente, sotto pena dell’opera per cinque anni in caso di qualunque trasgressione”.
Il Cassi, riferendosi al Cardinale, conclude così:
abbiamo qui dunque un esempio di quello spirito di moderazione, che regolò ogni atto della politica interna del Ministro Consalvi.
Perché il Cardinale aveva richiesto le carte processuali? Lo si scopre quando si legge:
Il Valentini, che figura il maggior colpevole, chiamato a spiegare le espressioni tenute al Caffè Pasquali la sera del 30 settembre, si giustifica dicendo che, avendo fatte delle premure in Roma presso il signor (Antonio) Armanni, suo padrino e nipote del Consalvi, riteneva che …”.
Fortunatamente l’Archivio Carandini ci viene in aiuto: Cassandra Carandini, quindi sorella di Claudia, la madre del Cardinale, aveva sposato il signor Giovanni BattistaArmanni di Gubbio.
Era accaduto che il Valentini si era rivolto al suo padrino Antonio Armanni, affinché perorasse clemenza per sé e gli altri suoi “co-rivoluzionari” presso l’illustre e potente zio Segretario di Stato e Capo del Governo Pontificio.
Il racconto del Cassi sui “Sediziosi di Gubbio” lo si trova in Appendice in (A31).
Tornando al Cardinale, il Cassi fa un’ulteriore precisazione riguardante altre suppliche di altri imputati di altre parti dello Stato Pontificio: "l’eminente prelato, prese le dovute informazioni, in genere accoglieva, raccomandando agli interessati ravvedimento e prudenza".
Sicuramente con tanta rabbia da parte del Rivarola e dell’Invernizzi.
Problemi di questo tipo, l’Amministrazione Pontificia ne aveva continuamente anche con gli Stati confinanti.
Soprattutto con il Governo Lombardo Veneto:
Roma, 18 Gennaio 1817
Al Governo Lombardo-Veneto
Milano
     Nota
Corrispondendo il Governo Pontificio prontamente alle premure del Governo Lombardo Veneto, manifestate con Sua Nota del di 4. del corrente Gennaro, commette con questo stesso corso di posta al Sig. Card. Legato di Ferrara di far assumere alla maggior possibile sollecitudine le verificazioni esposte nel furto, di cui sono inquisiti in codesta Corte di Giustizia i Detenuti Luigi e Gaetano Papati, e di rimetterne poi allo stesso Governo Lombardo Veneto gli Atti, che ne risulteranno.
Ercole Cardinal Consalvi