Dal libro LA ZECCA DI AQUILEIA

Finalmente ho ricevuto il libro “LA ZECCA DI AQUILEIA, dal 1400 al 1420”, di VITTORIA MASUTTI, Istituto Pio Paschini.
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Come ho scritto precedentemente, la dr.ssa Vittoria Masutti in questo libro fa una ricerca molto approfondita sui banchieri toscani arrivati in Friuli nel 1400.
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Speravo di trovarvi informazioni su una discendenza del banchiere Domenico Brunacci, di cui si parla in questo libro, su cui lavorare, per poter trovare gli antenati dello storico padovano, nato a Monselice, Giovanni Brunacci (1711-1772), di cui quest’anno ricorrono i 300 anni dalla nascita.
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Anche se si oggi Aquileia è nel Friuli, nel 1400 Aquileia e Padova dipendevano dalla Serenissima (Venezia).
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Purtroppo, scopro che la discendenza diretta di Domenico Brunacci si è subito estinta. A meno che egli non abbia portato con sé qualche suo parente collaterale, di cui, però, nel libro non vi è traccia.
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Allego qui di seguito l’indice del libro in cui si può vedere quante volte sia stato citato dall’autrice il Domenico Brunacci ed i suoi parenti diretti (purtroppo senza ulteriore discendenza).
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Cliccare sulla frase: INDICE DEL LIBRO “LA ZECCA DI AQUILEIA”.
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Parliamo comunque un po’ di Domenico Brunacci, banchiere toscano arrivato ad Aquileia nel lontano 1400. Questa è la prova di quanto fossero ricchi i Brunacci fiorentini/pisani già 600 anni fa.
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Per quanto riguarda il Domenico Brunacci ed i suoi parenti stretti, riporto qui di seguito dei passi salienti del libro, ringraziando la dr.ssa Masutti per questo suo utilissimo lavoro in particolare per noi Brunacci.
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pag. 20
Dalla fine del Trecento la zecca funzionò a Udine sino al 1420, quando avvenne la capitolazione dello stato alla Repubblica di Venezia.
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pag. 24
A scadenze prefissate il saggiatore ufficiale si faceva autorevolmente ascoltare dal notaio che doveva rogare l’atto della prova e del custode della moneta nominato dal Patriarca.
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pag. 26
Nelle 186 occasioni d’incontro registrate per gli atti delle prove di saggio, oltre 500 personaggi si susseguono in un andirivieni continuo.
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pag. 30
La competenza di ser Giacomo in materia, veniva sottolineata da un ulteriore incarico ufficiale affidatogli dalla comunità udinese, che nell’ottobre, insieme con il saggiatore Domenico Brunacci e con Giovannutto di Bene, lo eleggieva deputato sopra la nuova moneta.
Il 6 ottobre egli rappresentò la comunità udinese al parlamento della Patria insieme con il dottore di diritto civile Lodovico Cignotti, Giovannutto di Bene, Domenico Brunacci e lo stesso Soldonieri, eletti ‘ad consulendum super nova moneta cudenda’.
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pag. 34
L’attività di maestro Giacomo doveva dare affidamento anche agli addetti ai lavori, se nel 1410 l’orefice saggiatore Domenico Brunacci stabiliva con lui una società paritetica della durata di sei mesi
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pag. 35
Insieme con il notaio Leonardo q. Mattia, acquistò una casa anche da Domenico Brunacci.
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pag. 36
L’11 ottobre 1401, insieme con Giacomo da Montegnacco e Domenico Brunacci, Giovannutto di Bene riceveva dal cameraro della comunità udinese la diaria per il viaggio condotto a Cividale il 25 settembre precedente … Di origine fiorentina …
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pag. 38
Le figure dei tre appaltatori della Zecca patriarcale … si trattava di banchieri-mercanti che dell’azienda facevano un mezzo di speculazione e di mercato, secondo una tradizione consolidata di Toscani investitori in Friuli da tempo.
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pag. 50, 51
Il fatto che gli Udinesi ricorressero alla consulenza di un funzionario di compagnia fiorentina, dimostra non solo la stima che essi riponevano nella persona, ma anche l’assenza in loco di professionisti altrettanto abili.
… nel contratto scritto dal ‘cancelliere del Comune Gerolamo Brunacci … (Gerolamo è figlio di Domenico).
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pag. 65
… il Duca Lodovico di Teck, nominato Patriarca dall’Imperatore Sigismondo il 19 febbraio 1412, annunciò il 26 marzo 1413 che il nuovo custode della moneta sarebbe stato Antonio Cavalcanti, fermo restando come saggiatore Domenico Brunacci.
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pag. 67
… il 3 giugno 1420 … Proprio nel giugno di quell’anno Udine si arrendeva alla Repubblica Veneta.
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pag. 76
‘Dilecto fideli et familiari nostro magistro Domenico aurifabro sazatori et incisori ferrorum nostre monete’, scrive il Patriarca Caetani il 19 maggio 1398.
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pag. 77
La figura del saggiatore Brunacci costituì nel patriarcato aquileiese l’anello di congiunzione fra la ‘familia monetalis’ dei tecnici, al momento costitita da elementi quasi tutti forestieri, e il Signore che aveva scelto direttamente il suo tecnico di fiducia.
Il personaggio Domenico Brunacci, figlio del mercante Venuto, assume un valore importante nella storia della Zecca per la lunghezza del suo servizio e per la stima della quale sembra aver goduto.
L’attività di questo personaggio si svolse in un arco di tempo documentabile almeno dal 1371 fino al 1417.
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pag. 78, 79
Mutava la moneta, ma l’incisore-saggiatore rimaneva sempre lo stesso.
La bottega del Brunacci si apriva sotto i portici di Mercatovecchio, dove convenivano artigiani, mercanti e notai.
Fino ad oggi si ha notizia di due oggetti usciti dalla bottega del Brunacci, probabilmente opera sua: una cintura ‘a portatu mulieris’ d’argento dorato con ‘zambaglis’ e un reliquiario di s. Dorotea da lui legato nel testamento alla chiesa udinese di S. Pietro Martire.
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pag. 80
Nicolò di Lionello fu certamente persona con la quale Domenico s’intese …
Segno particolare della stima del Brunacci nei suoi riguardi fu una clausola del testamento, che gli legò la sua cassetta di strumenti necessari per il saggio della moneta.
I legati del testamento riflettevano la malinconica coscienza del grande artigiano, costretto alla chiusura del laboratorio … non aveva discendenti cui affidare gli strumenti della sua arte.
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pag. 82
Tra tutti questi colleghi, il saggiatore (Domenico) scelse Nicolò q. Lionello come primo testimone ad un atto di carattere squisitamente privato che lo riguardava: il 21 gennaio 1402 infatti si redigeva il contratto di matrimonio fra Domenico e Maddalena q. Veziglio da Fagagna, vedova di Teobaldo.
Evidentemente per il Brunacci si trattava di almeno un secondo matrimonio, dato che il figlio Gerolamo a quell’epoca esercitava da tempo la professione di notaio.
In ogni modo dall’unione di Domenico con Maddalena non nacquero figli e Gerolamo, protocancelliere della comunità udinese, premorì al padre, come si evince da un atto del 13 luglio 1410. 
Della progenie non rimase che la nipote Fiordaliso figlia del notaio.
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pag. 84
L’opera del Brunacci saggiatore si concluse il 16 aprile 1417. Era ancoira vivo il 14 novembre 1420, quando, davanti al suo laboratorio, operava la permuta di un fondo.
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pag. 85
La ‘familia monetalis’ patriarchina …
A parte il caso del Brunacci, che assommava in sè due funzioni, essa era costituita da alcuni tecnici quasi tutti di origine toscana, che mantenevano stretti rapporti con i conterranei emigrati a Udine.
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pag. 102
Esse in ogni modo confermano il peso, già ampiamente studiato sotto tanti aspetti dei Fiorentini immigrati … Su questo realismo si sarebbe quindi fondato il nuovo regime con l’avvento della Repubblica Veneta.