Lettera di Bastiano di Lazzaro Brunacci a Papa Borgia

Pochi giorni fa, il 7 ottobre 2016, ho finito di vedere su Sky l'ultima puntata sulla Famiglia dei Borgia, ovvero su Papa Borgia, Alessandro VI, e, in particolare, su suo figlio Cesare Borgia.

Come al solito, ho dovuto constatare che gli autori di film "storici" falsano la storia!

In questa serie essi hanno fatto morire, avvelenato, Papa Borgia nello stesso anno in cui muore suo figlio Giovanni, cioè nel 1497, subito dopo aver condannato al rogo il Savonarola, la cui morte, invece, avvenne nel 1498.

La morte di Papa Borgia nella realtà storica è avvenuta nel 1503, il 18 agosto, ovvero dopo che suo figlio Cesare ebbe fatto strangolare a Senigallia Vitellozzo Vitelli (m. 31.12.1502) e, tre settimane dopo, il suocero di lui, Paolo Orsini di Mentana a Città di Castello (m. 18.1.1503). A titolo di informazione, Vitellozzo Vitelli era nato a Città di Castello, oggi Città della Pieve, nel 1458.

Purtroppo, nelle mie ricerche storiche mi sono imbattutto spesso in ricostruzioni errate ed addirittura fantasiose, soprattutto per quanto riguarda  biografie particolari di uomini famosi. A nulla è servito farlo presente.

Comunque, senza dilungarmi oltre su questa questione, tanto non si può fare nulla, vorrei parlare in particolare del Savonarola.

Infatti, mentre guardavo questa serie televisiva, mi sono ricordato di aver già inserito in questo sito una lettera di un Brunacci, Bastiano figlio di Lazzaro, il quale, pur sapendo di rischiare la vita, non ci pensò due volte a sottoscrivere una lettera, insieme ad altri notissimi cittadini fiorentini e ad inviarla a Papa Borgia, affinchè revocasse la pena di morte al Savonarola.

Documento che riporto di nuovo qui di seguito:
 

Dalla Storia dei Carnesecchi 1494—153

http://digilander.libero.it/gasparo/pagina25.htm

SEGUACI DEL SAVONAROLA
SECONDO LA CRONACA DI SIMONE FILIPEPI
Firmatari dell'appello a Papa Alessandro VI
​a favore del Savonarola (1498)

Al medesimo papa Alessandro VI B. Pater. i cittadini infrascripti, a colaboratione delle sopradette cose, a Vostra Santità per gli detti religiosi et venerandi Padri esposte et narrate, attestiamo essore la sincera et indubitata verità che dalla dottrina del detto P. f. Girolamo, nolla nostra città prodicata, non la destrutione ma la vera salute et pace sempre proceduta. Per la qualcosa, con ogni debita humiltà, preghiamo Vostra Santità Ch. Si degni il detto Padre dalle dette censure liborare, come li soprascritti religiosi et venerandi Padri piamento a quella hanno supplicate. I1 che per la sua solita clemenza facendo, siamo certissimi, non solo la gloria ot honore di Die dovemo risultare ma la salute et spirituale et corporale, con la universal pace et vera unione, di tutta la nostra et rostra città. I nomi de' quall cittadini, cho tale sa attastano et confermano di propria mane ciascuno e li loro, in presenza di noi sottoscritti, sono questi (molti nominativi, tra i quali):

Bartolomeo Ciai; Bernardo di Francesco Carnesecchi; Marco di Gio. Strozzi; Piero di Gio: Strozzi; Bernardo di Antonio Sapiti; Piero di Giuliano Ridolphi, Bastiano di Lazzaro Brunacci; Filippo di Nicolò Mori; Antonio di Torino Baldesi; Bernardo di Carlo Gondi; Antonio di Amerigo da Verazzano

Bastiano Brunacci, figlio di Lazzaro, non era una persona qualsiasi, bensì un facoltoso mercante.

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Mi chiedevo se vi fossero state conseguenze per Bastiano e la sua Famiglia a causa di quella lettera, ma fortunatamente ho trovato che suo figlio Antonio aveva acquistato la "Vita del Petrarca" di Leonardo Bruni (1). Quindi ne deduco che non vi furono state, fortunatamente, conseguenze negative nei suoi confronti!

​(1) Lo si legge in una nota di possesso del libro, inserita a margine dallo stesso Antonio. Una volta si usava scrivere sugli stessi libri i vari passaggi di possesso. Su questo libro, arrivato oggi sino a noi, vi è scritto, appunto, anche il nome di Bastiano Brunacci.