ERCOLE Brunacci Consalvi (1757-1824)

Ercole Brunacci Consalvi
Segretario di Stato di Pio VII e Cardinale
8 giugno 1757 – 24 gennaio 1824
Di Ercole Consalvi romano, politico e grande Statista dell’Ottocento, i cui genitori furono il Marchese Giuseppe Consalvi e la Marchesa Claudia Carandini di Modena, ne parlerò in modo molto approfondito nella sezione a lui dedicata.
Qui riporterò soltanto la motivazione del perché Ercole Consalvi faccia parte della Famiglia Brunacci.
Anzi, lascerò che sia lui stesso a spiegarcelo:
Io nacqui in Roma alli 8 di giugno nel 1757 e fui battezzato col nome di Ercole nella chiesa di S. Lorenzo in Damaso (1). Io fui il primo di 4 fratelli e una sorella, la quale col terzo fratello morì nelle fascie. I miei genitori furono il marchese Giuseppe Consalvi Romano e la marchesa Claudia Carandini modanese.
Il mio avo marchese Gregorio Consalvi non era romano, ma della città di Toscanella. Egli nemmeno era Consalvi, ma Brunacci.
La casa Brunacci era una delle più nobili famiglie di Pisa, estinta pochi anni sono in due femmine, ultime di tal famiglia. Da circa un secolo e mezzo uno dei Brunacci di Pisa venne nello Stato Ecclesiastico e si stabilì in Toscanella, e da lui discese l’anzidetto mio avo Gregorio Brunacci, come provano le fedi della sua nascita e quelle dei suoi ascendenti, estratte dai libri parrochiali.
Esisteva in Roma la famiglia Consalvi, di condizione distinta, ma non ascritta alla nobiltà romana. L’ultimo di tale famiglia, per nome Ercole, lasciò la sua eredità al suddetto Gregorio Brunacci, con l’obligo di assumere le armi e casato della sua famiglia, come apparisce dal di lui testamento. Così Gregorio Brunacci divenne Gregorio Consalvi. Con l’aumento delli acquistati beni Consalvi, egli venne a stabilirsi in Roma, dove nacque il mio padre Giuseppe, come ho detto.
Alla occasione della morte delle due femine Brunacci di Pisa, la mia famiglia avrebbe potuto acquistare qualche parte dei loro beni, ma la abolizione dei fideicommissi fatta in Toscana dal precedente Gran Duca Leopoldo rendeva alquanto dubbioso questo acquisto.
Ma io non me ne presi alcun pensiero, perche la voglia di acquistare non è stata mai la mia passione, né d’altronde mi mancava una esistenza, se non ricca, con la unione però dei prodotti delle cariche che coprii a mano a mano, sufficiente ad un mediocre trattamento.
Così pure, affatto privo per favore del «cielo di ogni vanità e ambizione, non mi presi mai alcun pensiero di produrre il mio esser Brunacci e non Consalvi, allorche o la invidia, o la ignoranza della anzidetta mia qualità, fecero parlare talvolta della mia famiglia, come di famiglie di nobiltà nuova e non antica, perche i Consalvi non erano tali.
Avrei potuto facilmente smentire tale imputazione o errore, ma, persuaso che la più pregievole nobiltà è quella dell’animo e delle azioni, e conscio allo stesso tempo a me medesimo della falsità di quella taccia, per essere io Brunacci e non Consalvi (lo che però era pur noto a varii), disprezzai quella opinione, che con la sola esibizione in Campidoglio della mia discendenza potevo dileguare in un momento.
Io non cambiai di pensiero nemmeno quando la situazione più elevata in cui poi mi trovai, mi appianava tanto di più la via ad eseguirlo.”