1983 – Articolo del prof. Corrado Pala

Via le ruspe dalla Nomentana!
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di Corrado Pala
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ARCHEOLOGIA VIVA, 3 marzo 1983

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 L’antica via romana ed una vasta zona da essa attraversata, di eccezionale valore archeologico, rischiano di essere sconvolte dalla nuova autostrada in costruzione. Uno sperpero gravissimo di risorse ambientali che ci può essere risparmiato modificando lievemente il progetto iniziale.
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 Un altro grave colpo rischia di essere inferto al nostro patrimonio archeologico e naturalistico.
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Imputato di turno è il raccordo autostradale che nel Lazio collegherà i caselli Roma Nord e Roma Sud dell’Autostrada del Sole, da Fiano a S. Cesareo, per evitare il sovraffollamento del raccordo anulare di Roma tra le vie Salaria e Tuscolana.
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La nuova autostrada, a sei corsie e con una carreggiata totale di trenta metri, nei pressi di Monterotondo, attraverserà l’Istituto Sperimentale per la Zootecnia posto nella tenuta di Torre Mancina, nota agli ecologisti per l’oasi naturalistica di Macchia del Barco che costituisce una appendice della più vasta Macchia di Gattaceca già tutelata da un progetto di parco pubblico.
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 In questa tenuta, utilizzata preminentemente a pascolo, è interrata, a pochi centimetri di profondità e per una lunghezza di circa due chilometri e mezzo, la sede stradale selciata dell’antica strada romana Nomentana che, proveniente da Nomentum, doveva raggiungere Eretum, antico centro sabino sulla valle del Tevere, posto all’altezza del chilometro trentuno della odierna via Salaria. Il percorso di tale strada risulta anche dalla traccia visibile nella foto aerea che riportiamo.
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Un tratto della strada, nel luglio 1982, è stato messo in luce nell’area immediatamente suburbana di Nomentum, in località Vigna Santucci, e scavato a cura della Soprintendenza Archeologica del Lazio sotto la direzione della dott. M. Bedello.
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La strada ha una carreggiata di quattro metri ed i solchi sui basoli in pietra bianca rivelano il notevole volume di traffico che tale via si trovò a smaltire, soprattutto se si considera che la Salaria antica era spesso impraticabile presso Roma per le frequenti inondazioni del Tevere e il traffico mercantile, nel periodo invernale, preferiva il percorso della via Nomentana, più a monte e più tortuoso, ma al riparo dalla minaccia dei fiumi.
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Questa antica strada, dirigendosi da Roma verso Nord-Est, dopo circa ventuno chilometri raggiungeva Nomentum, città romana che tuttavia non corrisponde alla moderna Mentana, due chilometri più a Nord, nota per le imprese garibaldine e per il pregevole centro gravitante attorno al castello Orsini.
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Dopo Nomentum la via Nomentana proseguiva direttamente verso Nord fino a raggiungere Eretum, o quantomeno la via Salaria antica, diversamente dalla strada moderna che piega verso Ovest per raggiungere Mentana, Monterotondo e la via Salaria al chilometro ventitreesimo.
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 A tale proposito giova ricordare che lo storico greco Strabone, in età augustea (5,228), per individuare la posizione geografica di Eretum, dà come riferimento il punto di giunzione tra le antiche vie Nomentana e Salaria.
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Immediatamente a Sud della necropoli di Colle del Forno (vedi box Eretum), nella tenuta di Torre Mancina , la Nomentana antica è ancora lì; solo pochi selci di pietra bianca sono stati divelti da arature superficiali, ma la strada nel suo complesso è ancora in loco e dirige verso Nord con andamento pressoché rettilineo come è visibile anche dalla traccia presente nella foto aerea.
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All’altezza di Monterotondo, adiacente al tracciato antico, esiste tutta una serie di aree di resti antichi in parte visibili in superficie sotto forma di frammenti murari e ceramici, di ruderi in calcestruzzo, di cisterne per acqua, di tubazioni terracotta; insomma una serie di reperti attribuibili a ville suburbane residenziali o agricole, a strutture d’uso pubblico lungo la strada, a costruzioni sepolcrali. A tale proposito un recente lavoro agricolo ha sconvolto tutta una serie di tombe "a cappuccina", cosiddette dalla disposizione inumato.
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Sempre recentemente è stata portata in luce una tubazione di grossa dimensione, in terracotta, composta da elementi cilindrici da innestare l’uno con l’altro con meccanismo ad incastro a tenuta stagna.
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Particolarmente interessante, sulla collina denominata Monte Oliveto (cfr. n.121 della cartina) è il complesso di ben cinque cisterne per acqua, in calcestruzzo: quattro a pianta rettangolare ed una semicircolare. Tale complesso testimonia la presenza nel sottosuolo di ruderi di un complesso edilizio di notevoli dimensioni, databile in età molto antica sulla base del ritrovamento di ceramica a vernice nera con stampi al III sec. a.C.
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Permangono, inoltre, strutture murarie (cfr. n.391 della cartina) non meglio identificate a causa della fitta macchia che le ricopre; comunque notevole è il loro interesse se il Guattani, studioso dell’800, pose qui erroneamente il sito di Eretum.
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Ma ecco ancora il rudere di un castello medioevale (cfr. n.123 della cartina), denominato Grotta Marozza e posto su di una collina in posizione panoramica di notevole bellezza. Il castello poggia le sue strutture medioevali su preesistenze d’epoca romana tantoché molti studiosi hanno posto qui il sito di Eretum; il suddetto Guattani vi ipotizzò, invece la presenza della villa di Nerone, e rinvenne anche un "busto di marmo, acefalo, senza braccia, e di bella fattura". Un altro studioso, il Vittori, localizzò erroneamente qui il sito di Crustumerium, antica città laziale, oggi invece identificata da Lorenzo Quilici e da Stefania Quilici Gigli in località Marcigliana al chilometro 17 della moderna Salaria.
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Il toponimo Grotta Marozza si riferisce chiaramente al castello di un noto personaggio storico del Medioevo: la nobildonna Marozia morta dopo il 932, che riuscì a dominare su ben sei Papi che si succedettero dal 904 al 931. Dal primo di questi, Papa Sergio III (904-911) Marozia ebbe molto probabilmente un figlio che divenne poi a sua volta Papa nel 931 col nome di Giovanni XI (931-936). Giovanni X (914-928), invece, fu sicuramente fatto assassinare da Marozia forse nelle carceri del castello. Le rovine suggestive sono lì a testimoniare  una delle pagine più cruenti dei secoli "bui", sullo sfondo del delicato rapporto tra il potere temporale e quello spirituale dei Papi e le ingerenze della nobiltà laziale.
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Tutte queste preesistenze archeologiche e medioevali sono immerse in un contesto naturalistico di evidente bellezza e rara integrità, con macchie senz’altro interessate da altre presenze antiche.

Dunque, sembrerebbe ovvia la utilizzazione della zona a parco archeologico-naturalistico con un suggestivo percorso stradale antico facilmente riportabile in luce anche perché non tocca proprietà private; invece il progettato raccordo autostradale, correndo a pochi metri di distanza e parallelamente all’asse stradale antico, che verrà comunque intersecato in un punto, oltre a distruggere presumibili presenze archeologiche adiacenti, comprometterà inevitabilmente l’ambiente dal punto di vista geomorfologico e sotto l’aspetto dell’inquinamento acustico.
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Nutriamo speranza, tuttavia, che non sia troppo tardi. Una piccola variante al progetto autostradale della S.P.E.A. di Roma, che sposti la sede stradale cento-duecento metri più ad Ovest, ma sempre all’interno dell’Istituto Sperimentale  per la Zootecnia, senz’altro costerà qualcosa in più; ma è anche vero che, purtroppo, non è certo possibile quantificare il valore monetario di un ambiente pubblico di tali caratteristiche.
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Corrado Pala
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L’ANTICA NOMENTUM
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L’antico centro urbano laziale di Nomentum, individuato nel 1967 sulla base di una ricerca di Lorenzo Quilici è localizzato all’altezza del toponimo Romitorio in località Casali di Mentana; la struttura urbana antica è stata in gran parte distrutta in occasione di lavori edilizi o agricoli. Sulla collina di Montedoro, arce di Nomentum, restano, interrati e quasi a livello di fondazione, alcuni tratti delle mura di cinta in blocchi di tufo, risalenti al IV sec. a.C., in piccola parte riportate in luce dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio e oggi rinterrate o semidistrutte dai proprietari dei terreni interessati.
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Una piccola parte del Foro, salvatasi dalle distruzioni causate dagli sterri edilizi, è ancora sepolta in una area, per ora, non edificata.
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La Macchia Tréntani, adiacente all’arce di Nomentum, senz’altro conserva strutture urbane subito al di fuori delle mura.
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Le presenze archeologiche più antiche risalgono a circa il 620 a.C. con corredi sepolcrali del periodo orientalizzante recente, dello stesso tipo di quelli rinvenuti nella Necropoli di Eretum, particolarmente nella tomba numero 10. Numerose le testimonianze ceramiche, epigrafiche, scultoree, fittili e architettoniche d’età repubblicana tra quelle salvatesi dal mercato antiquario.
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In età imperiale Nomentum divenne una sorta di quartiere residenziale per i benestanti romani grazie alla sua vicinanza da Roma ed alle sue caratteristiche climatiche e paesaggistiche. La testimonianza più tarda su Nomentum, prima della sua decadenza e del suo spostamento nella sede odierna di Mentana, si riferisce allo storico incontro, nell’800, tra Papa Leone III e Carlo Magno.
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Uno scavo organico potrebbe delineare meglio la struttura urbana della città da affiancare al già progettato e non realizzato Parco Trentani che, oltre alle bellezze naturalistiche, utilizzi le su preesistenze archeologiche.

ERETUM
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AI CONFINI DI TRE CIVILTA’
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Eretum, nel 1965, è stata definitivamente localizzata a Casa Cotta dallo studioso inglese Ogilvie, sulla base delle fonti storiche antiche e, più probabilmente, sulla scorta delle numerose preesistenze archeologiche notate sui colli di Casa Cotta, zona molto interessante perché ai confini fra tre civiltà: l’etrusca, con l’area di Capena e Lucus Feroniae (Fiano Romano); l’umbra, con i centri sabini di Trebula Mutuesca e Cures (Passo Corese); la laziale, con Nomentum, Fidenae e Crustumerium.
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L’interesse per tale zona è stato accentuato con la scoperta, nel 1972, in località Colle del Forno, di una necropoli di tombe a camera ipogea completamente ricavate nel tufo, databili nel loro complesso tra il 600 ed il 550 a.C. Tale Necropoli è comunemente attribuita ad Eretum da cui è separata solo da un piccolo fosso denominato anch’esso di Casa Cotta.
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E’ interessante osservare che tutti gli studiosi, compreso lo stesso Ogilvie, ignorando l’esistenza proprio di quel tratto viario che oggi rischia di essere distrutto, identificarono erroneamente la Nomentana, a Nord di Nomentum, nel percorso di una strada campestre moderna denominata via Reatina che, partendo da Mentana si dirige a Nord-Est passando ad Est del Monte Oliveto e di Grotta Marozza per oltrepassare il torrente La Fiora all’altezza della torre omonima. L’Olgivie, per sostenere tale ipotesi, ha giudicato inattendibile la citata indicazione di Strabone a proposito dell’innesto della Nomentana nella Salaria all’altezza di Eretum.
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 Della via Reatina si può dire solo che ripercorre, molto probabilmente un’antica strada romana secondaria della quale non sono stati ritrovati elementi di lastricato.