1801, muore Domenico Cimarosa

11 gennaio 1801
muore Domenico Cimarosa
Entriamo nella sua vita privata.
Dal resoconto delle fatture pervenuteci, che si trovano tuttora tra le sue carte, troviamo che il Cardinale frequentava il Teatro della Valle, che dava spesso feste private assumendo cantanti e musicisti e, soprattutto, che amava suonare il cembalo, il pianoforte di allora, regalatogli proprio dal Cimarosa.
Nei primi tempi del mio Ministero il mio cuore provò due amarissimi disgusti (il secondo riguardava il Cardinale Braschi di cui abbiamo appena parlato), senza parlare di altri molti.
Il primo non ebbe alcuna relazione col mio impiego e fu la morte del mio amicissimo Domenico Cimarosa (1749-1801), primo, a mio giudizio, fra i compositori di musica, così per l’estro, che per il sapere, come Rafaello fu il primo fra i pittori. Egli morì alli 11 di gennaro in Venezia nel comporre colà la sua celebre seconda Artemisia, che nemmeno potè terminare.
Il Diario di Roma riporta la seguente notizia: “Venezia 11 gennaro 1801, verso le ore 2, dopo il mezzogiorno del dì 11 del corrente, l’avara morte ci rapì, sul merigio dell’età sua, l’inimitabile Maestro di Musica Domenico Cimarosa Napolitano. Chiesa di S. Michele Arcangelo, Parrocchia dove abitava.”
Sembra che lo stesso Cardinale abbia studiato musica e sapesse anche suonare, ma forse il suo amore per tale arte poteva provenire anche dalla famiglia. Colpisce al riguardo il fatto che a Bologna viveva un famoso compositore di nome Giacomo Perti, il cui cognome ricorda Angela Perti, la nonna del Cardinale, moglie di Gregorio Brunacci Consalvi.
Sia o no così, il Cardinale era talmente amico del compositore Domenico Cimarosa, da non dimenticarsi né di lui, né dei suoi due figli.
Nel testamento del Cardinale, aperto ben 24 anni dopo la morte del Cimarosa, troviamo:
“50 messe ogni anno, per il riposo dell’anima del celebre Maestro Domenico Cimarosa, da celebrare nella chiesa della Rotonda, l’11 gennaio, giorno dell’anniversario della sua morte, con l’offerta di tre paoli.
Alla Monaca Cimarosa nel monastero del Bambin Gesù, cento oncie d’argento e la tabacchiera con il ritratto del di lei padre, in più, la rendita annuale di scudi quaranta, di cui si parla nel testamento, raddoppiata ad 80 scudi.
A Paolino Cimarosa, 100 once d’argento e tutto l’archivio di musica del padre, oltre al ritratto grande del medesimo. Il tutto franco porto fino a Napoli, oltre il vitalizio annuo di scudi settanta.”
Sempre nel testamento, si legge che il Cimarosa aveva regalato al Cardinale il suo cembalo ed una sua tabacchiera, che il Cardinale, a sua volta, regala al Maestro Angelini.
Al Sig. Maestro Angelini, il cembalo tedesco a più registri e la tabacchiera di cui si serviva il Maestro Cimarosa da giovane.”
Il Cardinale volle che fossero celebrate solenni onoranze e commissionò a Canova un busto che attualmente si trova al Museo Capitolino.
DOMENICO CIMAROSA
N.TO MDCCXLVIIII          M.TO MDCCCI
ERCOLE CARDINALE CONSALVI
P.
MDCCCXVI
Antonio Canova scolpì
Si legge su un sito internet che il Cardinale “in seguito restituì al figlio di Cimarosa, Paolo, i manoscritti che il compositore gli aveva affidato alla partenza per la Russia e questi ne fece dono al Conservatorio di Napoli nel 1852.”
Inoltre, che il Cimarosa lavorava moltissimo, era famoso come il Paisiello, il Guglielmi, il Piccinni, ma colse il suo primo successo teatrale solo nel 1779 a Roma, al Teatro Valle, con”L’Italiana in Londra.”
Ecco dove si sono conosciuti! Il Cardinale era nato a due passi dal Teatro Valle. Quello era il suo quartiere dove aveva vissuto con il nonno e con il padre.
Fu un’amicizia fortunata per il Cimarosa, il quale, anni dopo, fu incarcerato per aver aderito alla Repubblica Napoletana e per aver nascosto in casa sua il giacobino Luigi Rossi, il quale fu subito giustiziato, al contrario di lui che rimase in carcere, finché, … finché fu liberato per intercessione di un “alto Prelato.
Chi sarà mai stato questo alto Prelato che intercesse per lui?
La risposta arriva dal Regoli. A pagina 139 del suo lavoro, si legge testualmente: “E’ nota l’amicizia intessuta con Domenico Cimarosa per cui interviene per liberarlo dalla giustizia napoletana nel 1800.
A prova di ciò il Regoli fa riferimento ad una lettera del Consalvi al suo amico Albani, scritta da Venezia il 1 febbraio del 1800.
Quindi, il Consalvi, non ancora Segretario di Stato, non ancora Cardinale, era intervenuto con successo, salvando il Cimarosa.

Questa è la prova del potere “reale” che il Consalvi aveva di fatto, quando era ancora soltanto “Monsignore”.

Estratto dalla lettera di Ercole Consalvi inviata al Card. Giuseppe Albani, mentre si trovava a Venezia all’isola di S. Giorgio per il Conclave dove fu eletto Pio VII e dove ebbe inizio la sua carriera politica di Sgretario di Stato:
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Venezia, 1 gennaio 1800
Vengo adesso a parlarvi di un pianto mio proprio, che come potete imaginare, è grandissimo. Ai 10 di ottobre Cimarosa fu arrestato, e condotto nel Castello Nuovo a Napoli, e me lo scrive egli stesso del suo arresto.
La sua imputazione è la Marcia fatta con Musica sua il giorno che si alzò l’Albero.
Egli ha provato ad evidenza, che si ricusò a compierlo, e che la presero dal suo spartito dell’Achille fatto in Roma.
Ma lo addebitano di aver assistito al concerto, ed egli dice che vi fu decisamente violentato dai padroni in allora.
Niun altro torto gli si oppone. Ma qui Ruffo mi dice, che il rigore, e la ferocia della Giunta, (a dirla con Voi), è tale, che ci è da temere di tutto. E mi aggiunge, che gli altri Maestri tutti soffiano nella disgrazia di Cimarosa, e Paisiello, perché vorrebbero vederli in qualche modo tolti di mezzo, come quelli che assorbiscono tutti i negozï.
Voi potreste ajutarmi in questo mio dolore. Essendo amico di Giansanti (1), pregatelo a raccomandar la sua Causa a qualche suo amico. Alla Corte, o sia Governo forse egli non si arrischierebbe di farlo, ma queste cose fra subalterni si fanno assai meglio. Basterebbe, che se egli conosce qualcuno dei Giudici, o amico dei Giudici, gli scrivesse una buona lettera di raccomandazione.
Cimarosa non ha accettato impieghi, non si è rischiato di niente, ha sempre pensato fidelissimamente, e benissimo, insomma la sua condotta è sempre stata irreprensibile.
Se la paura l’ha fatto andare al Concerto, o non è delitto, o è delitto da perdonarsi. Ve lo raccomando assai, assai, assai.
E poi excellens in arte merita qualche riguardo anche per questo riflesso. Voi amate la musica. Ve lo raccomando come a uno del mestiere. Addio”
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(1) GIANSANTI Antonio Gerardo nato a Rionero il 19.07.1776, nel 1798 Reggitore con Tommaso Leone dell’Università di Rionero. Componente della Municipalità Repubblicana costituitasi in Rionero il 3 marzo 1799. Dopo la caduta della Repubblica Napoletana fu “carcerato” e godé della sovrana indulgenza.