Intervento decisivo di Mons. Consalvi per l’elezione di Pio VII

INTERVENTO DECISIVO DI Mons. CONSALVI
per l’ELEZIONE DI PIO VII
Il Wichterich, nel raccontare l’elezione del Chiaramonti a Papa, ce ne fa un racconto impregnato addirittura sulla regia attiva ed occulta del Segretario del Conclave.
Il Wichterich ci mostra il Consalvi come colui che riesce a manovrare quei Cardinali decisivi per l’elezione, come il Braschi, l’Antonelli e l’Herzan, ma soprattutto facendo credere al Maury di aver avuto lui l’idea geniale che egli condivideva pienamente.
Ecco alcuni passaggi del Wichterich:
L’idea geniale (su come uscire dallo stallo) venne ad un Cardinale francese (il Maury), il quale si confidò con il riservato Segretario del Conclave, e tentò di guadagnarlo al suo nuovo progetto. Maury spiegò al Consalvi il suo progetto: trovare nel gruppo di Bellisomi (quello avversario), attraverso l’Antonelli, capo del partito opposto, un nuovo candidato (il Chiaramonti). Un’idea tanto semplice che colpisce per la sua semplicità.”
Il Consalvi ed il Maury si trovarono d’accordo ed il gioco incominciò. Consalvi convinse direttamente il Braschi, mentre il Maury si dava da fare con l’Antonelli attraverso l’abate Poloni. L’Antonelli convinse il Braschi, che a sua volta era già stato convinto dal Consalvi, ed anche l’Herzan, facendogli credere che nessun altro sapeva niente di questo progetto. L’Herzan, vanitoso, fu convinto dall’Antonelli che poteva essere lui a creare il Papa e diede l’assenso sul Chiaramonti, dopo averci parlato.
Gli attori principali si erano messi d’accordo. Maury e Consalvi, allo stesso tempo, direttori di scena e spettatori, erano rimasti dietro le quinte ed avevano lasciato all’Antonelli la gloria di esserne l’autore.”
In tutta questa storia, però, mi colpisce che il Conclave di Venezia di “cum clave” non aveva proprio niente! Tutti si muovevano liberamente ed ogni Cardinale parlava con chi voleva: con Mons. Consalvi, con l’abate Poloni, e con altri.
Il Wichterich pubblicò, però, questi suoi commenti sul Conclave nel 1950, ben 150 anni dopo gli avvenimenti in questione. Mi chiedo: è entrato in possesso di altra documentazione? Noi invece continueremo con il racconto dell’Artaud, il quale non solo era contemporaneo al Consalvi, ma, avendolo conosciuto di persona, si presume che abbia da lui avuto informazioni di prima mano.
Del resto la mia, ripeto, non è una ricerca storica sugli avvenimenti storici, bensì è soltanto una ricerca sulla personalità del Cardinale, attraverso documenti e testimonianze dirette o indirette.
Monsignor Consalvi, romano, era segretario del Conclave. Questo prelato, nato in Roma il giorno 8 giugno 1757 da nobile, ma non doviziosa famiglia oriunda di Toscanella era stato educato nel collegio di Frascati.”
Si tratta di un’altra interessante conferma per i cittadini di Toscanella di quanto il Cardinale ci tenesse alle sue origini.
Nel 1837 quando uscì questa seconda edizione dell’Artaud, come ho già detto, non erano state ancora pubblicate le memorie del Cardinale. Quindi, questa informazione dell’Artaud sulle origini di Toscanella della famiglia del Cardinale non poteva che essere stata appresa dallo stesso Cardinale.
Strano comunque che l’Artaud, non avendo ancora a disposizione le “Memorie” del Cardinale, se ne sia ricordato! Prendeva appunti?
Nominato dapprima a far parte del Buon Governo (amministrazione de’ comuni), era tosto passato ad un tribunale superiore, della Rota. Egli aveva ottenuto, sebbene nel fiore dell’età, di far parte di questo santuario, nel quale le più sacre leggi riposano sicure, e sono coraggiosamente spiegate ed interpretate da una serie non interrotta d’uomini attaccati a’ santi prìncipii del diritto pubblico, ed eminentemente convinti de’ vantaggi che genera l’indipendenza dell’ordine giudiziario.”
L’indipendenza dell’ordine giudiziario”. Ma guarda che frase che ti tira fuori l’Artaud!
Carriera velocissima fu la sua, e lo stesso Artaud ci racconta un aneddoto al riguardo:
Un fatto degno di considerazione servì ancora ad accelerare sì rapidi avanzamenti. Adelaide e Vittoria, figlie del re Luigi XV, ricevevano in Roma ogni sera una numerosa società. Tutti affrettavansi a diffondervi le notizie della giornata, e gli avvenimenti della grande rivoluzione. Erano giunte alcune relazioni degli eserciti combattenti. Gli Austriaci avevano ottenuti alcuni vantaggi, ed un novellista, credendo far cosa grata, minutamente descriveva la rotta che toccò ai nemici dell’Austria e nello stesso tempo sembra ch’egli accompagnasse la perdita dei Francesi con circostanze assai luttuose.
Nella sala regnava un profondo silenzio. Le Loro Altezze tenevano la testa inclinata e le mani incrocicchiate. Irnprovvisamente il prelato Consalvi, che si era accorto del dispiacere che provavano le principesse, interrompendo il novellista: “Tacete, gli disse, Non vedete che parlate al cospetto di due principesse francesi?” Allora la principessa Vittoria alzò vivamente la testa, e mostrando gli occhi bagnati di lagrime: “Ah! monsignore, quanto vi ringraziamo! Sorella, ritiriamoci per un istante.” Questo tratto di franchezza, questa sì delicata circospezione disposero le due principesse, che erano sommamente stimate, a non trarascurare alcuna occasione di proteggere Monsignor Consalvi.”
A questo punto l’Artaud fa un’affermazione molto strana. Ci racconta di un episodio che, sinceramente, non capisco come possa essere avvenuto, visto che il Cardinale era stato espulso da Roma verso Napoli e da lì poi si era trasferito, via mare, prima a Firenze e poi a Venezia. Speriamo che qualcuno in Vaticano sia in grado di cercare e di trovare gli stessi documenti su cui ha lavorato l’Artaud, il quale a sua volta, però, dimostra di non sapere che i Negroni, di cui appunto si parla in questo episodio, erano imparentati con il Cardinale attraverso la nonna Angela Perti.
Il nostro prelato, persona di uno spirito fino e penetrativo, sentendo i primi stimoli dell’ambizione, (accidenti, ci va un po’ pesante!) sapeva che per essere Segretario del Conclave, era d’uopo d’essere stato precedentemente segretario del concistòrio. Occupava questa carica Mons. Negroni (Pietro), uomo assai attempato.
Consalvi erasi recato a Roma a fargli una visita (ma questo non è possibile, perché egli era stato espulso da Roma, a meno che non si tratti dell’altro Consalvi, ovvero del fratello Andrea, rimasto in città), nella quale destramente gli fece sentire, che per portarsi a Venezia ed intraprendere nell’inverno un viaggio penoso si richiedevano altre forze, ed altro vigor di salute, che quello rimasto ad un vecchio.
Negroni finalmente conobbe non essere in istato di partire, e avendo assicurato il giovine Consalvi, che non partirebbe, questi gli aveva proposto di andarvi in vece sua, pronto a dedicarsi interamente al bene della corte romana. Munito di lettere piene di belle espressioni, colle quali il Negroni lo designava come un degno suo successore, era il Consalvi giunto in Venezia, ben accolto, e gradito dai cardinali.”
Insomma, l’Artaud fa delle affermazioni troppo precise. Qui addirittura afferma che il Negroni gli avrebbe consegnato un lettera con la quale lo designava suo successore. Ma quando sarebbe avvenuto questo? Prima dell’espulsione da Roma?
Naturalmente è chiaro che questo è un mistero solo per il sottoscritto, dato che nell’Archivio Segreto del Vaticano vi sarà sicuramente una risposta chiara e definitiva al riguardo.
Debbo constatare, infatti, che il racconto dell’Artaud sugli avvenimenti sul Conclave è molto diverso da quello del Wichterich. Sembra che l’Artaud abbia davanti dei documenti a noi sconosciuti, sembra che egli sia in possesso delle trascrizioni di tutti i colloqui intercorsi tra i protagonisti.
Addirittura dal suo scritto si evince che il Consalvi abbia ad un certo punto preso la parola: “E, indirizzandosi a tutti i Cardinali, così terminava il Consalvi questa specie di arringa:” Possibile?
L’Artaud è una vera sorpresa! Così continua:
L’accorto segretario lasciò che le fazioni stancassero le proprie forze. Quindi, veggendo egli che invano si aspettava il ritorno del corriere spedito a Vienna, a molti cardinali fe’ presente infelici circostanze in cui si trovava la santa Sede, essere conveniente lo scegliere un Pontefice dolce, affabile, moderato, paterna voce che s’impiegasse a diminuire il male; e ricordò che un Papa d’un carattere ardente, e che da alcuni si credeva disposto a far guerra, aveva già perduta una parte dell’eredità di san Pietro.”
L’accorto segretario, come lo chiama l’Artaud, invita a “scegliere un Pontefice dolce, affabile, moderato” E’ chiaro che “l’accorto segretario” aveva già in mente un nome preciso. Se l’Herzan ne fa fuori due di candidati, egli, con una semplice frase, ne fa fuori molti di più, direi quasi tutti!
Esaminò (Consalvi) la situazione di tutti i cardinali proposti.”
Da non crederci! Immaginiamolo, mentre parla, cpsì come ce lo ha rappresentato il Wichterich:
L’aspetto imponente, la nobile e bella figura distinta per eleganza dei gesti e la disinvoltura del contegno da un lato, e dall’altro il linguaggio armonioso, sia per la frase scelta che per il timbro di voce. Parlava con spirito ed eleganza, senz’arroganza eppure con forza e persuasione, attraendo subito gli ascoltatori.
“(Consalvi) fece osservare che il Cardinal Mattei, personaggio del resto degnjssimo di considerazione, poichè la sua famiglia avea dati due Papi ne’ primi secoli della Chiesa, era uno di quelli che avevano sottoscritte le trattative di Tolentino, in forza delle quali tre Legazioni erano state cedute alla repubblica Cispadana; e che dovrebbesi temere che, eletto Papa, egli non avrebbe mai il coraggio necessario per ridomandare queste Legazioni all’Austria, che le teneva per diritto di conquista: e che se anco ciò avesse fatto, non si poteva dimenticare che a quel tempo avea mostrata una colpevole pusillanimità; che un Pontefice non deve essersi inginocchiato giammai, che o innanzi all’altare, o per chiedere una grazia a Dio. Soggiungeva, che se il cardinale Mattei era di maniere dolci, portava questa sua dolcezza sino alla debolezza: «Sono cose, protestava egli, già mille ,volte ripetute; ma vi sono verità costanti ch’è bene ricordar sempre
Sinceramente, incomincio a dubitare dell’Artaud. Mi domando: ma come poteva Mons. Consalvi arrivare a fare affermazioni così pesanti sui singoli componenti del Sacro Collegio? Dobbiamo credere all’Artaud quando così continua?
Il Consalvi poi, passando al Cardinal Gerdil, diceva che a quel cardinale, nato in Savoia, essendo stato escluso dall’Austria, non si doveva più pensare, poichè dovevasi rispettare una esclusione pronunciata da quello stesso governo, da cui ricevevasi cortese ospitalità; e per rispetto al Cardinal Bellisomi di Pavia (osservava, ch’era suddito di quell’antica repubblica Traspadana, troppo vicina alla Francia, che aveva oppresso il Piemonte: che quella repubblica, momentaneamente distrutta, potrebbe essere ristabilita in alcuna delle sue province, principalmente in Lombardia, e che non sarebbe bella l’avere un Papa che tenesse relazioni con Pavia. Nè lasciò di sussurrare segretamente alle orecchie de’ capi più distinti di quell’assemblea, che alcuni Cardinali protetti da varie potenze d’Europa, che avevano sulle prime qualche influenza nel conclave, non avevano forse ottenuto appoggio, se non perché quelle potenze speravano di poter imporre col tempo condizioni onerose e disonorevoli: che dovevansi raccogliere tutti i voti sulla persona del sacro collegio che fosse indipendente, e su cui nessuno avesse ancora pensato per istornarla dalle immense obbligazioni imposte dal pontificato: ch’era sommamente utile, indispensabile il venire alla nomina. (Il Consalvi qui spinge l’assemblea a votare celermente ed in modo indipendente.)
Egli osservava essere la Chiesa in pericolo: il Conclave non più essere di sè stesso padrone; che composto com’era d’uomini saggi, e dalle sventure educati, dovea comprendere. la buona intelligenza e l’accordo fra i diversi partiti, principalmente dopo che si era riconosciuta la loro impotenza, essere diventati necessari: che conveniva risolversi a sentire, a valutare persino certe considerazioni che potevano essere mortificanti ed amare: che dal tempo in cui Pio VI era stato allontanato da Roma, molti differenti poteri l’uno all’altro aveano succeduto in quella città; che, se gli stranieri vi aveano recato vari mali, il loro soggiorno avea pur generato qualche bene, e introdotti alcuni miglioramenti trascurati da’ precedenti governi.”
Ecco che viene fuori la “grandezza” di quest’uomo! Cacciato da Roma, egli pensa, sì a ritornarci, ma pensa anche “di far tesoro” dei miglioramenti portati dal Governo francese. E’ interessante constatare che pur essendo in esilio a Venezia, egli è perfettamente e costantemente al corrente dei cambiamenti amministrativi e legislativi avvenuti nei territori dell’ex-Stato Pontificio. Con questa affermazione dichiara di approvare questi cambiamenti ed invita i Cardinali, da cui uscirà il nuovo Papa, nel caso di un ritorno del Governo Pontificio, a non procedere in modo radicale, ripristinando il vecchio.
Il prelato, continua l’Artaud, non risparmiava nessuna circostanza che potesse tornargli utile. E, indirizzandosi a tutti i Cardinali, così terminava il Consalvi questa specie di arringa: «Tocca a voi l’indagare, l’indovinare i segreti della provvidenza! Affrettatevi, Eminenze, affrettatevi: giammai un Conclave non fu chiamato a più nobile missione. Altre volte valenti Pontefici, divinamene inspirati, hanno salvato Roma da spaventevoli sventure. Ora la porpora inferma, dispersa per impreveduti sovvertimenti d’ordine, ma altera per nobile coraggio, e sempre a casa sua anche in uno Stato straniero, salverà per sempre la Santa Sede, eleggerà prontamente il Capo, i cui disegni e lavori saranno da essa diretti nell’avvenire al bene ed all’onore della religione
Non si può negare che l’Artaud, pur a distanza di tanti anni dalla morte del Consalvi, lo ammirasse e ne fosse ancora affascinato.
Consalvi incominciava a lasciar trapelare quel carattere politico, mescolanza indefinibile di locuzioni amichevoli, di concetti improvvisi, di quella soda logica, di quella blanda finezza, di quella pronta, spontanea adulazione, che gli assicurò dappoi la stima e la confidenza di tutti gli alti diplomatici suoi contemporanei.
L’ingegnoso prelato, che i cardinali riputavano al tutto indifferente in questo affare, fu ascoltato con molta attenzione; la sua eloquenza vivace, la novità e l’arditezza delle sue mire, lo stato dell’Europa, in cui il cattolicismo era in quel punto stesso tradito, commossero fortemente gli spiriti.
Si capiva che il prelato Consalvi, il quale ben sapeva quello che voleva, ma che non lo diceva apertamente, escludeva taluni, senza indicare una scelta.
Tuttavia una parte del segreto de’ suoi disegni era facile ad indovinarsi. «Il Papa d’un carattere dolce, affabile, moderato, indipendente, che doveva adoperare un linguaggio da padre, le cui disposizioni e le cui fatiche dovevano essere rette dal sagro collegio pel bene della religione» non poteva essere che il cardinale vescovo d’Imola.
Ma quello de’ cardinali, col quale il prelato durò maggior fatica per trarlo a’ suoi disegni, fu lo stesso Cardinale Chiaramonti, cui aveva significato un giorno che voleva farlo elegger Papa. Più di due settimane impiegò egli per rispondere agli scrupoli dell’antica Chiesa che opponeva l’umile figlio di san Benedetto. Finalmente il modesto religioso, dopo avere per molto tempo lottato, consigliato dalla tanta mansuetudine del suo carattere, parve piegarsi a quello che si desiderava da lui.
Quindi, secondo l’Artaud, il Consalvi aveva significato un giorno al Chiaramonti che voleva farlo elegger Papa.
Detto così, mi sembra una affermazione troppo forte. Forse l’Artaud sottintende “come inviato di un partito”. La locuzione “voleva farlo eleggere” mi sembra troppo forte per un semplice Segretario del Conclave.
L’Artaud riporta integralmente il discorso fatto a “quattr’occhi” dal Consalvi al Chiaramonti. Mi chiedo come abbia fatto l’Artaud a ricostruirlo! Comunque ne riporto l’ultimo passo.
«Ricordatevi, signor cardinale, che se in un conclave è cosa disapprovevole, come voi ragionevolmente ben lo credete, il far broglio per ottener suffragi, è cosa molto più disapprovevole ed indegna, Eminenza, quando si riuniscono in sè tutti i gradi di convenienza, maniere dolci e meriti adatti alle circostanze, che formano, ed all’istante, un buon Papa. Monsignor cardinale, voi sarete eletto vostro malgrado: voi siete il Papa di questo ConclaveChiaramonti voleva ancora replicare qualche parola, ma Consalvi era già uscito dalla sua cella.
Il Chiaramonti, finalmente, dà il suo assenso alla propria candidatura ed il Consalvi, ci dice l’Artaud, incomincia a muoversi. Secondo l’Artaud, quindi, questo colloquio tra il Consalvi ed il Chiaramonti era avvenuto prima di quello avvenuto tra il Consalvi ed il Maury.
Restava al Consalvi la cura di guadagnare alcuni suffragi raccolti a favore del cardinale Maury, diventato anch’esso capo d’una picciola fazione di sei voti. Il prelato, si decise a cominciare all’istante le sue pratiche col suddetto cardinale. Dopo aver parlato con lui sulla situazione dell’Europa e delle sue relazioni colla Santa Sede, dopo aver parlato della Francia: «Lasciamo l’Europa e la Francia, così prorompe il Prelato, parliamo di vostra Eminenza. Eccomi dunque a lei. Voi, Eminenza, voi del contado Verosino, come mai non siete ancora de’ nostri? che mai dovete alI’Imperadore di Germania"? Voi avete veduta la sua incoronazione: certamente sarà stato un maestoso spettacolo! ma ricordatevi che Roma è stata quella che vi ha inviato alla incoronazione!
Le cose da noi sono più inoltrate di quello che voi crediate: abbiamo tante tradizioni di conclavi, che mancano a voi altri, nati lungi d’Italia! Noi conosciamo ben presto, e facilmente, quando un Papa è in procinto d’essere eletto. Ecco il segno al quale voi potete riconoscerlo: si osserva, quando i candidati opposti, eccettuati quelli che sono di una modestia incorreggibile e v’ha pur taluno di questo carattere), si salutano, e si prendono per le mani: è manifesto allora che passioni si acquetano; l’uno coll’altro sorride, l’uno all’altro s’avvicina con un sembiante d’intelligenza, e quando si conghiettura prossima l’elezione, nessuno vuole restare indietro nel dare argomenti di stima a colui che sta per essere eletto.
Voi avete avuto il diritto di contrastare un’elezione debole, mal sostenuta, zoppicante, ma non si dee poi commettere l’irreparabile fallo d’opporsi all’elezione d’un soggetto, che raccoglie in sè tutti gli elementi per essere eletto Pontefice, ed a cui la voce di alcuni dissidenti può non essere più necessaria. E volete voi sapere il tutto da me? Ebbene, si propone il Chiaramonti, suo malgrado, perché non si vogliono persone dell’Imperatore, nè Pavesi, nè tanti altri, ed a ragione: probabilmente oggi Chiaramonti desisterà dalle sue renitenze. Non un ambizioso noi innalziamo al triregno, ma uno spirito pio, moderato, rassegnato, che sa piegarsi obbedire: ciascuno potrebbe gloriarsi persino di avere brogliato per una simile scelta.
Se i nostri amici riescono senza voi, se io non ho inutilmente sudato nell’accordare i partiti, e Chiaramonti è Papa, credete voi ch’egli non vi amerà, non v’innalzerà meno di quello che abbia fatto Pio VI? Pretendete condannare il successore ad essere indifferente alla vostra fortuna? Gli altri presentavano candidati, ed avevano nomi rispettabili sui loro vessilli; voi, e con voi i vostri sei voti, non presentate persona alcuna: qual’è il vostro segreto? Accordatemi quella confidenza, di cui io vi do l’esempio. Il vostro silenzio mi scoraggia.»
Qui, però, il Consalvi passa improvvisamente dal NOI all’IO:
«Noi desideriamo Chiaramonti: tuttavia io direi forse meglio, se dicessi che noi lo desideravamo, perché io sono sì determinato a non restar più oltre in questa incertezza e unirei ai vostri i voti di cui possiamo disporre, se Voi ci addidaste un’altra scelta; io m’esprimo coi sentimenti dell’uomo onesto, da vero amico della Santa Sede
«Quanti voti avete voi?» Rispose vivacemente Maury.
«Dopo esserci indirizzati ad ambidue i partiti, non ne abbiamo che diciannove»
«No, riprese lo spiritoso Francese, voi ne avete. venticinque: i nostri sei voti son vostri. Dividiamoci, e portiamoci ad annunziare al cardinale Chiaramonti quanto abbiamo convenuto, e per questa volta eleggeremo senza spedir corriere a Vienna. Non è egli vero?»
Poco tempo dopo, il cardinale Maury fe’ chiamare Consalvi e gli significò fedelmente quello che era succeduto fra lui ed i cinque cardinali, di cui godeva l’intima assoluta confidenza, e quello che aveva detto per deciderli ad accettare il Chiaramonti.
Il cardinale Maury soggiunse: «Siete poi sicuro che Mattei sia vinto? L’Austria non approva Bellisomi, perché spera sempre venga eletto il Mattei. Il partito d’Antonelli, colla sua esclusiva, è quello che meglio d’ogni altro ha condotto gli affari. Questo partito, che non teme d’essere al presente contrariato dalla mia povera Francia e dalla Spagna, può tornare in campo con forze novelle. Ecco degli alleati: la noja, il freddo de’ primi giorni della primavera, l’aria umida delle lagune che ci soffia cattivi consigli
«Noi non abbiamo che ragionevolissime intenzioni, noi le pubblicheremo dall’alto di quel campanile», l’interruppe Consalvi, additandogli la torre di S. Marco.
«Non perdiamo tempo, poichè dobbiam sempre temere che il cardinale Chiaramonti non pronunci, nostro malgrado, un pubblico rifiuto. Concludiamo. Lo stesso Antonelli si è fatto dei nostri. Mi ha proposto di andare stasera 13 marzo con tutti i Cardinali a baciar la mano del Cardinal Chiaramonti. Così il Papa è fatto
Passando dall’Artaud alle “Memorie” del Cardinale, ne troviamo la conferma:
Finalmente dopo tre mesi e mezzo convennero gli elettori nella persona del Card. Chiaramonti, a cui andarono a baciar la mano nella sera dei 13 marzo, per indi eleggerlo nello scrutinio della seguente mattina.”
Aggiungo una interessante nota: in questo Conclave era presente un prelato, mons. Frosini Antonio, nato nel 1751, sei anni più anziano del Consalvi, il quale divenne poi Cardinale nel 1823 e partecipò ai due Conclavi del 1823 e del 1831, successivi alla morte di Pio VII. Morì nel 1834 ad 83 anni. Ebbene questo Antonio Frosini era un parente stretto del Consalvi da parte di madre, essendo figlio del Marchese Alessandro e della Contessa Vittoria Carandini di Modena. Quindi il carissimo zio e Cardinale, Filippo Carandini, non aveva aiutato in carriera soltando il nipote Ercole Consalvi, bensì anche l’altro nipote, l’Antonio Frosini.