il Colosseo

Relazione di Stern, Camporese e Palazzi sul COLOSSEO
Come testimonianza diretta di quanto detto finora, è riportata integralmente qui di seguito la relazione fatta dagli architetti Giuseppe Palazzi, Giuseppe Camporese e Raffaele Stern (ho trovato la tomba dei fratelli Stern nella Chiesa in piazza Lucina, in via del Corso.) sulla situazione statica del Colosseo.
“Relazione presentata alla Santità di N.S. Papa Pio Settimo felicemente Regnante dagli Architetti Giuseppe Palazzi, Giuseppe Camporese e Raffaele Stern riguardante lo Sterro del Colosseo.
R.mo Padre,
Ci reputeressimo immeritevoli dell’onorifico titolo di Professori, se dopo la Degnazione avutasi della Santità Vostra per organo dell’Eminentissimo Sig. Cardinal Consalvi, allora Segretario di Stato, di considerarci utili nella Deputazione da lui providamente formata per lo Sterro, non che per la conservazione di pregevolissimi Avanzi di uno dè più sorprendenti Edifizi, che vantar possa la Romana Magnificenza nell’Anfiteatro Flavio, o sia Colosseo, e se di tanto, come abbiam detto, onorati ci astenessimo poscia dall’avvertire qual possa essere il pericolo di rovina, a cui, dopo l’infausto Avvenimento del seguitoTerremoto, soggiaccia l’Edifizio medesimo all’aspetto del Laterano, dove, per quanto si mostrasse già da molti Secoli, sconnesso, e dove noto, assai più, ed essenzialmente maggiore ne consideriamo in oggi per un evidente aumentato disesto, il pericolo assolutamente imminente di una improvisa Caduta e forse anche memorabile per gl’immensi danni, che potrebbero derivarne ai vicini Abitanti, a quei sventurati che si trovassero nel Lavoro, e alle Fabbriche di quei contorni.
Lo scopo della Santità Vostra, e del pregato Zelante Porporato nel secondare questa interessante impresa, non è stato il volo di giovare alla Scienza Architettonica, all’Antiquaria Erudizione, e diciam pure, al publico Vantaggio per il desiderio, che naturalmente si ecciterà in facoltosi Esteri delle più colte Nazioni di recarsi ad ammirare ciò che un tempo dovess’essere, massimo nelle Parti tutt’ora occultate, quel meraviglioso ed ammirabile Edifizio da veruno de’ più classici Antiquari per anche fedelmente rappresentato, ma soprattutto per determinarsi ad un efficace sostegno alla succennata Parte pericolante, in atri tempi purtroppo proposto, come sentesi, ma giammai effettuato, come quello, che quanto poteva riguardarsi in passato, prima cioè della nuova prenotata Mossa, in aspetto di prudente Cautela, dobbiamo considerarlo in oggi della più stretta, ed interessante necessità.
Il Grande Sperone concernente l’avvertito Sostegno da Noi proposto, e dettagliato in altri Fogli, il Saggio fatto per il suo Fondamento, tutto l’abbondante, e visibil Cemento Laterizio e di tant’altra Specie, ricavato dall’Escavazione, sono le opportune disposizioni, che sin ad ora ci è stato permesso di prendere intorno a siffatta riparazione.
Impostando però soprattutto il preparativo della Calce e della Pozzolana, come ancora di avervi in vista il Nola (?), o altro miglior Partito per tutto il Legname occorrente alla formazione delle alte Pontale a tal’uopo necessarie, ci ha spronato a questi umilissimi e rimarchevoli Rilievi.
Le Convenzioni, che meditiamo di fare con quei che potranno somministrare gli esposti Materiali, o qualsivoglia altra determinazione, che potessimo credere la più adottata, saranno del tutto vantaggiose, persuasi, come siamo, di combinarne una pronta soddisfazione in quelle date, che si giudicheranno convenienti coll’intesa principalmente, ed approvazione del vigile e saggio Mons. Tesoriere.
Noi non ignoriamo, R.mo Padre, quanto l’attual situazione della …. potesse ammetter Progetti di qualunque tenue Spesa. D’altronte per l’addotto motivo riguardante il nostro assunto, e la nostra Riputazione, come ancora per non incorrer la taccia di mal’accorti, se mai, che a Dio nol voglia, accadesse il preveduto Sinistro, dicai ancorchè nulla succedesse, dovressimmo ormai attribuirlo piuttosto a miracolo, che ad altro motivo, vivissimamente supplichiamo la Signoria Vostra a crederci stimolati da fondatissimo timore, affin di prevenirne le orribili consequenze, che risultar ne potessero.
Possiamo attribuire intanto a somma nostra ventura di non aver fatto Escavazione di sorta sotto al sito pericolante per non dar pascolo ai Satirici Giudici, non ostante l’esser noi sicuri, che alla sola Terra di posteriori Scarichi, che vi si sarebbe lasciata non sarebbesi certamente potuto attribuire da veruno, ne in Linea d’Arte, ne di buon Senso il preavvertito maggiore istantaneo Distaccamento evidentemente cagionato nel momento del Terremoto, come abbiamo riconosciuto, avendo visitata quella Fabbrica il giorno innanzi, e quindi poche ore dopo quel funesto accidente.
Anzi, se in quell’istante alcuni pezzi di Volta, o altri Ruderi sieno rovinati, e seguito unicamente verso il Monte Celio, o sia alla Destra del principale Ingresso del Colosseo: appunto in quella Metà, ove nulla è sterrato.
Ond’è che ci serva della più sensibile Consolazione il vedere, che, dovunque siasi da noi medesimi fatto levar Terra, non siavi caduto il minimo Sassolino, come all’opposto nell’altra parte non ha lasciato di cedere all’urto del Terremoto con grave pericolo ancora de’ Passaggeri.”
Non c’è la data di questa relazione, ma tenendo presente che gli architetti parlano dell’allora Segretario di Stato, si presume che essa sia stata inviata nel periodo in cui Napoleone pretese le dimissioni del Cardinale da Segretario di Stato.
Altre informazioni, a completamento delle precedenti, le prendiamo da Internet:
Gran parte del porticato al piano terreno era ormai interrata dai detriti accumulatisi nei secoli, e gli archi erano utilizzati anche come deposito di letame.
Nel 1805 iniziarono i primi scavi, effettuati dagli architetti Camporese, Palazzi and Stern, con l’aiuto di Carlo Lucangeli, un artista del legno famoso per un suo modello del Colosseo, al quale serviva un preciso rilievo del monumento per la sua riproduzione. Allora furono disseppellite le nicchie intorno al podium, parti dello stesso podium, l’entrata del cosiddetto passagio di Commodo, parte delle forgnature che corrono intorno all’anfiteatro e parte delle canalizzazioni del piano terreno. I portici, il terzo corridoio ed altri spazi vennero liberati dalla terra.
Nel 1808 Roma subì l’occupazione francese, e l’anno successivo Napoleone dichiarò la fine del potere temporale della Chiesa Cattolica Romana. Il Papa fu arrestato e rimase prigioniero in Francia sino al 1814. Secondo un progetto dei francesi, il Colosseo doveva far parte di un enorme parco archeologico comprendente tutto il centro di Roma.
Nel 1809 e 1810 ricominciarono i lavori, anche con l’aiuto di forzati. Nel 1811 l’area a nord del monumento ed il lato nord dell’arena furono parzialmente scavati da Carlo Fea, ma nell’arena i lavori dovettero fermarsi alla profondità di 3 metri a causa di infiltrazioni di acqua della falda. Dal 1811 al 1813 si effettuarono delle riparazioni, e gli archi furono liberati dai muri che li chiudevano.
Nel 1814 l’autorità papale fu restaurata; l’amministrazione temporanea affidò a Luigi Maria Valadier, figlio del più famoso Giuseppe, un’indagine sugli ipogei, prima che l’arena fosse nuovamente ricoperta nel 1814. Allora si giudicò necessario rinforzare le estremità dell’anello esterno: nel 1820, sotto Pio VII, lo Stern costruì lo sperone in laterizi sul lato NO (lato Celio).”
Lo Stern, che faceva parte della “Commissione” creata dal Cardinale Segretario di Stato, prima della caduta del Governo Pontificio, finisce il lavoro con la messa in opera dello “sperone” (che sorregge il Colosseo e che ancora oggi si può osservare) nel 1820, quando il Cardinale è di nuovo Segretario di Stato.