Crescenzio il Nomentano
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Crescenzio fu sepolto nella Chiesa di S. Patrizio al Gianicolo.
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Una lapide, ora scomparsa, fu posta in suo ricordo.
Essa fu letta e riportata nei suoi scritti da Cesare Baronio (Sora, 30 ottobre 1538 – Roma, 30 giugno 1607).
A Cesare Baronio fecero riferimento vari storici, essendo la lapide successivamente scomparsa.
Lapide che, comunque, era rimasta in loco per ben 5 secoli.
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Riporto qui di seguito l'epitaffio conenuto nella lapide:
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Vermis homo, putredo, cinis laquearia veris,
His arctandus eris, sed brevibus gyaris.
Qui tenuit totum felici tempore Romam
His latebris tegitur parvus et exiguus.
Pulcher in aspectu dominus Crescentius et dux
Inclita progenies quem peperit sobolem.
Tempore sub cujus valuit, tiberynaque tellus
Ius ad apostolici, valde quieta stetit.
Nam fortuna suos convertit lusibus annos,
Et dedit extramum finis habere tetrum.
Sorte sub hac quisquis vita spiramina carpis,
Da vel ave gemitum, te recolens socium.
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Molte sono state le traduzioni.
Riporto qui di seguito l'ultima di esse, pubblicata nella nota numero 343 del libro I Signori di Roma", di Stefano Lamorgese, anno 2015.
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"Uomo, verme, marciume, cenere.
Alti soffitti cerchi
ma dovrai adattarti allo spazio angusto di un reliquiario
Colui che governò felicemente Roma intera
povero e meschino in quest'urna giace.
Bello nell'aspetto era il signore e Duca Crescenzio
rampollo venuto da una schaitta illustre.
Al tempo del suo dominio la terra tiberina fu potente
e rimase in pace sotto l'autorità del Pontefice.
Il destino volle che i suoi brevi anni fossero gioiosi
e gli diede alla fine una fine orribile.
Chiunque sia tu, che passi qui davanti col respiro dei vivi,
emetti un gemito per la sorte che tutti ci accumuna."
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Con la decadenza della famiglia Crescenzio cadde nell’oblio anche Mentana, passando, come piccolo possedimento, da “famiglia” in “famiglia”.
Questa prima divisione portò alla nascita dell'attuale Monterotondo, i cui abitanti si inventarono in seguito, al tempo dei Barberini, una loro presunta origine da "Eretum".
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Leggenda che persiste tutt'oggi nella vulgata locale.