Propaganda Fide 11.01.2018

DOCUMENTI SUL CIMAROSA TROVATI NEL FONDO CONSALVI
ARCHIVIO DI PROPAGANDA FIDE
11 GENNAIO 2018

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ANTEFATTO
Domenico Cimarosa muore a Venezia l'11 gennaio del 1801.
Cinque mesi prima Mons. Ercole Consalvi viene nominato Cardinale Diacono e Segretario di Stato da Pio VII.
Ercole Consalvi muore, 24 anni dopo il Cimarosa, nel 1824.
Scopriamo, leggendo il testamento di Ercole Consalvi, che "l'archivio di musica" del Cimarosa nel 1824 era ancora in possesso del Cardinale.
Infatti leggiamo nel testamento che a Paolino Cimarosa vanno "100 once d’argento e tutto l’archivio di musica del padre, oltre al ritratto grande del medesimo. Il tutto franco porto fino a Napoli, oltre il vitalizio annuo di scudi settanta."
Alla sorella di Paolino, monaca nel Monastero del Bambin Gesù, il Cardinale assegna "cento oncie d’argento e la tabacchiera con il ritratto del di lei padre, in più, la rendita annuale di scudi quaranta, di cui si parla nel testamento, raddoppiata ad 80 scudi".
Quello che a noi interessa è però solo l'archivio musicale consegnato nel 1824 al figlio Paolino. Che fine abbia fatto, ma, soprattutto, come ne sia entrato in possesso Ercole Consalvi e perchè lo abbia sempre tenuto con se fino alla sua morte.
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IERI, 11 gennaio 2018,
torno all'Archivio di Propaganda Fide per cercare nel "Fondo Consalvi" qualche documento che possa rispondere a queste tre domande.
Solo in questo momento mi accorgo che alle volte i casi della vita sono molto strani. Coincidenza ha voluto che io sia andato proprio ieri, e non oggi, a cercare documenti sul Cimarosa. Ieri era l'11 gennaio, ricorrenza della morte del Cimarosa! Mah!
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Ma torniamo alle mie ricerche nel "Fondo Consalvi".
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Il "Fondo Consalvi" è una raccolta di documenti trovati nell'ufficio del Cardinale. subito dopo la sua morte.
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Furono catalogati tutti i suoi documenti personali, meno quelli troppo personali, che lo stesso Cardinale fece, purtroppo, distruggere con disposizione testamentaria fatta a voce al suo erede fiduciario, l’avv. Mons. Buttaoni.
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Ricontrollo i documenti archiviati nei faldoni n. 5 e n. 29.
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Nel faldone n. 5 trovo:
– una copia del “Rondò” di Domenico Cimarosa: “Ah’ni sai, se a quel sembiante”.
– altra copia del “Duetto” sempre del Cimarosa: “Voi più non siete degno”.
– copia dello Statuto di S. Cecilia, Decreto di Pio VII, 1794.
– ed un “Inno a 4 voci”, Poesia di G. Caravita e musica di Luigi Asioli: “In commemorazione delle Illustri Imprese delle Potenze Alleate degli Eserciti Gran Dio”.
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Nel faldone n. 29 trovo:
a) molte fatture riguardanti lavori di copiatura delle opere del Cimarosa. Quindi, le due copie trovate nel faldone n. 5 sono state pagate con queste fatture.
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b) Trovo una ricevuta del dicembre 1801, quindi 11 mesi dopo la morte del Cimarosa, a firma del "Fachino (con una "c") della Dogana di Terra, in cui si legge: "Io sottoscritto ho ricevuto dal sig. Giuseppe Dalloni, servitore di sua Eminenza Sig. Cardinale Segretario di Stato, scudi 9,16 di … d'argento sonante, pagati vero per il porto e consegna di una Cassa proveniente da Napoli. Roma. questo dì 18 Dice. 1801".
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c) Trovo un'altra fattura di saldo per spese per il secondo funerale al Cimarosa che Ercole Consalvi fece celebrare anche a Roma, credo il 25 gennaio 1801, dopo quello celebratosi a Verezia.
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d) Altra fattura di trasporto datata dicembre 1802 o 1807. In essa si legge: "Io sottoscritto ho ricevuto dall'E.mo e R.mo Sig. Card. Ercole Consalvi Segretario di Stato scudi 15,80 … consegna al Procaccio (?) di Napoli di un cassone proveniente di colà, e contenente carte di musica. In fede. Roma, questo dì, … Dic. 1802 (o 1807)".
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Qui, finalmente, si parla di una cassa con carte di musica del Cimarosa. Non capisco, però, cosa sia il "Procaccio" e cosa significhi "proveniente di colà". Capire la data è molto importante. E' 1802 o 1807?
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e) Improvvisamente trovo due lettere: una proveniente da Venezia ed una da Aversa, che in precedenti visite all'archivio mi erano sfuggite.
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​Quella proveniente da Venezia è datata 18 luglio 1817, ben 16 anni dopo la morte del Cimarosa.
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Quella proveniente da Aversa è la certificazione della "Fede di Battesimo del fu Maestro Cimarosa".
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Quella proveniente da Venezia è la certificazione di morte e della causa della morte.
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In essa si legge:
"Attesto io Sotto Sagrestano della Chiesa Parrocchiale di S. Stefano di Venezia, che nel libro de' Morti della fu Chiesa Parrocchiale di s. Angelo ritrovasi il seguente registro: 11 gennaro 1801 – Il Sig. Domenico Cimarosa, quondam Francesco, Napolitano Maestro di Musica di anni 45 circa, il quale sopo un decubito di giorni 8, attaccato da colica biliare, finì di vivere questa mattina alle ore due dopo il mezzogiorno, e ciò per fede del Medico Marco Franco. Di Chiesa … li 18 luglio 1817. In fede. Io Francesco Balbi".
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In attesa di trovare altra documentazione presso l'Archivio Patriarcale di Venezia, dove mi recherò lunedì prossimo 15 gennaio, si possono leggere i documenti originali sopra trascritti, cliccando su:
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Documentanzione Cimarosa Archivio Propaganda Fide
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Allego qui di seguito il contributo del Maestro Simone Perugini, di cui qui ringraziamo, il quale, dopo aver letto i sopraddetti documenti, dal sottoscritto ritrovati ieri nell'archivio di Propaganda Fide, propone delle ipotesi su cui fare ulteriori ricerche.
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​"Ciao Maurizio,

ho analizzato i documenti che gentilmente mi hai mandato.
Faccio una premessa: i manoscritti completi autografi delle opere di Cimarosa, che ora sono custoditi presso la biblioteca del Conservatorio di Napoli, come ti ho scritto, sono esattamente quelli che – in due tranches successive – furono venduti al Conservatorio dal figlio Paolo e dal nipote Aurelio Cimarosa.
Attenzione: questi manoscritti, sono gli autografi completi di tutte le opere teatrali conosciute del musicista, più alcuni manoscritti giovanili di musica sacra che Cimarosa compose in parte quando era ancora studente presso il Conservatorio di Santa Maria di Loreto di Napoli, in parte durante la propria carriera.
Napoli, all'epoca in cui Domenico era vivo, aveva ben quattro Conservatori di Musica – che poi, nel corso dell'800 furono accorpati in un'unica istituzione che poi è l'attuale Conservatorio "San Pietro a Majella". Cimarosa studiò in uno di questi quattro conservatori, e precisamente in quello di Santa Maria di Loreto.
L'archivio degli autografi oggi conservati a Napoli sono centinaia di volumi che, sommati insieme, si costituiscono di migliaia e migliaia di pagine – poichè contengono le partiture di 64 melodrammi completi (più la musica sacra). Ogni melodramma, in media, è formato da due volumi di musica. Quindi, praticamente, materiale sufficiente per riempire una libreria grande intera.
Fu il direttore della biblioteca del San Pietro a Majella, Cavalier Francesco Florimo, che nel corso dell'Ottocento narrò la storia di questi manoscritti e di come fossero giunti al Conservatorio. Paolo Cimarosa, infatti, stese direttamente con Florimo il contratto con cui egli (Paolo) si impegnava a donare i manoscritti paterni alla biblioteca sotto un compenso, mi pare, di 2000 ducati più un vitalizio. Aurelio, poi, sempre allo stesso Florimo, cedette la restante parte dei manoscritti autografi di nonno Domenico.
 
Nell'ordine: il primo documento che mi hai inviato, certifica che il 18 Dicembre 1801 viene pagata da Consalvi una cifra per la consegna di una cassa (il cui contenuto non è specificato) proveniente da Napoli. 
 
Il terzo documento, quello successivo alle spese per il funerale romano di Cimarosa, invece, attesta il pagamento per la consegna al Procaccio di Napoli (che era il Procacciatore o Procuratore di (cioè, per conto del Regno di) Napoli d'istanza a Roma, di una cassa di musica proveniente da "colà" e cioè, stando alla sintassi del documento, dalla stessa città di Napoli. Chi ha scritto il documento ha scritto "colà" evidentemente per non ripetere nuovamente la parola "Napoli" giù utilizzata nella riga immediatamente precedente. 
Ammesso (e non concesso) che le casse contenessero musica di Cimarosa, le interpretazioni possono essere due:
 
1) Non è vero, come è stato più volte scritto – ma mai seriamente documentato -, che Cimarosa consegnò a Consalvi il proprio archivio musicale prima della partenza per San Pietroburgo; ma potrebbe essere invece vero, secondo questa prima interpretazione, che i manoscritti autografi di tutte le opere furono consegnate al Cardinale 6 anni dopo la morte di Cimarosa. Questo documento ne potrebbe essere la prova. Ammesso, ripeto, e non concesso, che questo "cassone" contenesse musica di Cimarosa e, in più, che contenesse proprio i famosi autografi.
 
2) Cimarosa potrebbe, secondo un'altra interpretazione, aver consegnato una prima parte dei propri autografi a Consalvi prima della partenza per la Russia (1786). Il musicista, poi, nel 1793, tornò in Italia e continuò ancora per diversi anni a scrivere opere per le scene italiane ed è impensabile che inviasse al Cardinale l'autografo di ogni opera dopo averla composta. Il documento che mi invii, quindi, potrebbe essere la ricevuta del pagamento della consegna degli autografi operistici composti da Cimarosa dopo il suo ritorno dalla Russia (dal 1793 e fino alla data di morte) che poi Consalvi si fece consegnare dopo la morte del compositore. Cimarosa, infatti, tranne l'ultimo periodo della propria vita, ha sempre risieduto a Napoli – dove vivevano ancora i tre figli anche nel periodo in cui si trasferì, prima di morire, a Venezia. E' quindi probabile che gli autografi vergati dal 1793 in avanti il musicista li conservasse in casa. (Mentre la prima parte era già da tempo al sicuro nella biblioteca del Cardinale).
Morto il musicista, Consalvi, per preservare dall'oblio o dalla distruzione gli autografi post 1793 potrebbe esserseli fatti consegnare per riunirli alla prima parte già in suo possesso.
 
Ripeto, queste due interpretazioni, però, sono ancora poco verosimili, poiché nei documenti che mi hai mandato nulla attesta che quelle casse contenessero effettivamente musica di Cimarosa e che, ammessa la paternità cimarosiana, fossero nella loro redazione autografa.
 
Spero di esserti stato d'aiuto.
Simone"
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