http://cronologia.leonardo.it/storia/a1848f.htm
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http://www.archiviodistatovenezia.it/siasve/cgi-bin/pagina.pl?Chiave=6715&Tipo=fondo
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ANGELO BRUNACCI e GOFFREDO MAMELI
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Il 16 settembre 1848, al Teatro Carlo Felice di Genova, si tiene una manifestazione per raccogliere fondi a favore di Venezia.
In questa riunione, erano presenti “i signori Brunacci” (il tenore Angelo ed il soprano Emma Brunacci) e Goffredo Mameli, il quale lesse una sua composizione intitolata “Milano e Venezia”.
Nella “Raccolta, per ordine cronologico, di tutti gli atti, decreti, nomine, ecc., del Governo Provvisorio di Venezia, tomo IV, stampato a Venezia nel 1848“, a pag. 180 troviamo sia Goffredo Mameli che il tenore fiorentino Angelo Brunacci.
Riporto qui di seguito il testo dell’articolo:
ESTRATTO DAL CORRIERE MERCANTILE DI GENOVA
DEL 18 SETTEMBRE 1848
Non ha la gran Mendica
Che fiotti, ardire ed alighe
Perchè è del mar l’amica.
Sola fra tante infamie
Ella è la nostra gloria.
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Se questa illustre povera
Viene a morir di stento,
Udrebbe il mondo intento:
Pane chiedea Venezia
E niuno un pan le die!
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Vive una gran Mendica:
Di lei stupende glorie
Dice la storia antica.
Poi nel comun servaggio
Pianse del nostro pianto;
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Coll’universa Italia
Levò la fronte oppressa,
Discesa in campo anch’essa;
Ed or che i re tradirono,
Sola nel campo ell’è.
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Se l’han venduta i re.
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V’era una gente schiava
Che un dì s’alzò terribile
E i suoi signor fugava:
Era una sol famiglia,
Ma aveanla da molti anni
Divisa i suoi tiranni.
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Giurava ad un sol patto,
Pegno del suo riscatto.
Farsi una, sola e libera
In Dio fidando e in sè.
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.Viver non può l’Italia
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A quei bugiardi preti;
Si curvò innanzi a Belial,
Lapidò i suoi profeti
Ch’ivan gridando: l’idolo
Fatto è di fango; l’ara
Ella è una vecchia bara;
Guardate, v’è il cadavere
D’altri che gli ha creduto,
D’altri che fu venduto ….
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Ma la delira Italia
Volle cadérgli al pie.
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Che quella gente insorta
Aveva il braccio languido,
Avea la faccia smorta:
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I suoi guerrieri maceri
Per preparata fame,
Cinti d’orrende trame,
Dell’empio fatto inconscii
Trovarsi il brando infranto
E il tradimento accanto;
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Sentirsi indietro spingere
Senza saper perché!
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Erano tronche voci,
Occhi stravolti, livide
Faccie, bestemmie atroci,
Esule tutto un popolo,
Questo supremo addio
Lasciava al suol natio,
Perchè al domani l’aquila
Fu sventolar veduta
Sovra Milan venduta.
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Maledizion all’idolo
Ed a chi in lui credè!
Li hanno venduti i re.
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Vive una gran Mendica;
Vive tra i fiotti e l’alighe
Perch’è del mar l’amica.
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Adorò anch’essa l’idolo,
Ma con amor di sposa
Che maritàr ritrosa:
Rimandò i falsi apostoli
Il dì del vil mercato,
E ha pe’ suoi mar giurato
Entro i suoi mar sommergere
Quei che l’avevan data,
Quei che l’avean comprata.
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Salve, fatal Venezia,
E sia il Signor con te.
Ella è sfuggita ai re.
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Non ha la gran Mendica
Che fiotti, ardire ed alighe
Perch’è del mar l’amica.
.
Sola fra tante infamie
Ella è la nostra gloria.
Un’altra turpe istoria,
Se questa illustre povera
Viene a morir di stento,
Udrebbe il inondo intento:
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Pane chiedea Venezia,
E niuno un pan le die.
Se l’han venduta i re.
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Voi che sperate ancora,
Che non credete un nugolo
Possa offuscar l’aurora.
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Se i papi e i re convennero
In guerra aperta o infinta,
E una giornata han vinta,
Che cosa è un giorno a un popolo?
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Quegli che ci ha tradito
E un masnadier ferito,
Che manda ancora un rantolo,
Ma moribondo egli è.
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Che cosa sono i re?
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