1875: UNA STRANA NOTIZIA

Qualcuno ha notizie più particolareggiate sul Brunacci "colombofilo" fiorentino, di cui si parla nel seguente articolo trovato su
http://www.colomboviaggiatore.it/pagine/storiareligione.htm?

I colombi sono la prima specie di uccelli addomesticata dall’uomo: i primi antichi resti di colombaie risalgono ad oltre 3000 anni avanti Cristo.Conosciuti e apprezzati in Mesopotamia e nell’antico Egitto, oltre a rappresentare una fonte di cibo erano ritenuti animali sacri, simbolo di fecondità.Per i Greci e Romani il colombo era caro ad Afrodite, Venere, dea dell’amore.Nell’antichità Persiani, Assiri, Fenici ed Egiziani lo utilizzarono per trasmettere informazioni:per secoli fu il più veloce fra i mezzi di comunicazione. Cesare se ne servì durante la conquista della Gallia. Malgrado l’uso militare che nel tempo se ne farà, per molte religioni il colombo resta simbolo di pace e riconciliazione: nell’Antico Testamento, è una colomba ad annunciare a Noè la fine del diluvio.Per il Cristianesimo essa incarnerà lo Spirito Santo. Nelle tribù degli indiani d’America, il verso della colomba è di buon auspicio contro la siccità, per la sua somiglianza allo scroscio della pioggia.
Nel Medioevo in talune zone dell’Europa, solo agli aristocratici sarà consentito costruire colombaie e allevare colombi.Anche i Saraceni li utilizzeranno durante le Crociate.
Ma l’avvio del moderno sport colombofilo si avrà nel 1871, durante l’assedio di Parigi: circondati dalle truppe prussiane, i parigini comunicheranno con l’esterno della città solo attraverso messaggi affidati ai colombi.Durante le due Guerre Mondiali l’importanza bellica del colombo viaggiatore sarà ribadita: a molti, verrà addirittura conferita la medaglia al valor militare.
In Italia lo sport colombofilo ha radici molto antiche:Plinio racconta che, in epoca romana, a Modena era conosciuta una razza portamessaggi.Spetta proprio all’Emilia, attraverso i secoli il primato di abilità e passione, le razze allevate a Modena e Reggio Emilia in età medioevale furono cravattati e triganini; spesso incrociati col colombo selvatico, non offrivano garanzie di rientro oltre i cento chilometri.Nel 1878 una socità colombofila belga organizzò una gara da Parma, ma il maltempo non permise il rientro a molti colombi, che si rifugiarono nelle colombaie parmensi: era la svolta, anche se pochi colombi furono allevati in stato di purezza.Negli stessi anni un colombofilo fiorentino, il Brunacci, ottenne una coppia di viaggiatori belgi dal principe Demidoff. Qualche tempo dopo, nel 1875, Brunacci organizzò da Napoli un lancio per i suoi colombi: la notizia del rientro fece scalpore: a Firenze fu fondata la prima società colombofila, seguita da Modena, Reggio Emilia, Parma, Bologna. Nel 1902 vedrà la luce la Federazione Colombofila Italiana, che nel tempo conterà sempre più soci. Le vicende colombofile a cavallo fra i due conflitti mondiali si intrecciano, come già accennato, con quelle dell’esercito italiano, che dal 1935 raccoglierà colombi e colombofili sotto la propria tutela; un sodalizio interrotto solo ai giorni nostri, con l’abrogazione della legge 3086, e la Federazione approva infine lo Statuto che la configura come ente di "Pubblica Utilità" classificando il colombo viaggiatore tra gli animali di affezione.
Durante il lungo cammino attraverso il tempo che caratterizza la colombofila italiana, negli ultimi decenni si deve registrare che al dominio di una regione, l’Emilia, tradizionalmente legata al nostro sport; si affacciano realtà sportive ormai consolidate di Piemonte, Lombardia, Romagna e Campania, regioni emergenti, come la Sicilia, la Toscana, la Puglia e il Lazio: grazie alle centinaia di nuovi appassionati, fra tante ombre e problemi – ma altrettanto entusiasmo – lo sport colombofilo d’Italia si garantisce il viaggio più sicuro ed esaltante verso il nuovo millennio.