Cristina Regina di Svezia (1626-1689)

Ho trovato nell'Archivio dell'Uni di Amsterdam una lettera che Don Pietro Paolo scrisse alla Regina Cristina di Svezia.
.
​Si tratta di una sorpresa, perchè sino ad ora conoscevamo solo il rapporto culturale tra la Sovrana e Francesco Brunacci (1), fratello di Don Pietro Paolo.
.
​Questa per noi è, quindi, una novità!
.
LETTERA (2)
.
​Ho subito comunicato la scoperta ad Alberto Fiorani di Ostra Vetere, storico locale di Montenovo, la patria dei fratelli Brunacci, il quale mi ha promesso di farla tradurre "da padre Rolando Maffoli del convento di Santa Croce dove sono sepolti i tuoi antenati. E' ultraottantenne ma lucidissimo e forse avrà piacere di tradurla, lui che è stato per lunghi anni direttore della Biblioteca comunale in cui si conservano ancora i volumi manoscritti di don Pietro Paolo Brunacci. In questi giorni, però, è particolarmente impegnato con l'annuale festa di San Pasquale iniziata sabato e che terminerà mercoledì prossimo, salvo ulteriori impegni per risistemare la statua, la chiesa, il chiostro e i piazzali.Ti farò sapere."
.
​Aspettando la traduzione, Alberto Fiorani ha subito comunicato la scoperta ai suoi concittadini.
.
Dal sito culturale di Alberto Fiorani.
.
Leggendo l'articolo che Alberto Fiorani ha scritto, ho così risposto:
.
​"Riguardo alla data della lettera, ne sapremo di più quando verrà tradotta. A me sembra di leggere: "etàs mea, vigesimum quartum". Essendo Pietro Paolo nato il 18.11.1630 e, avendo dichiarato nella lettera di avere 24 anni, arriveremmo almeno all'ottobre del 1665.."
.
Alberto Fiorani mi comunica che la Regina Cristina si fermò a Pesaro e Don Bruno Marchetti (storico, latinista ed in pensione), a cui mi sono rivolto, mi fa notare che alla lettera era allegato un lavoro scientifico di Don Pietro Paolo.
.
​Ora sembra tutto un po' più chiaro. A quei tempi, letterati e scienziati usavano donare ai "Potenti" le loro opere. Don Pietro Paolo potrebbe aver dedicato alla Sovrana una sua opera ed avergliela portata personalmente a Pesaro. Chissà che fine avrà fatto questo suo lavoro. Cercheremo nella biblioteca personale della Regina Cristina, che sembra che si trovi in Vaticano.
​.
(1)
​Se la lettera di Don Pietro Paolo fosse stata scritta nel 1655, il fratello Francesco avrebbe avuto solo 15 anni!
.

Francesco Brunacci nacque a Monte Novo il 19 settembre 1640. Condotti i primissimi studi nella patria di origine, li proseguì dal 1657 al 1662 in Macerata, laureandosi in diritto civile e canonico. Trasferitosi in Roma, esercitò la professione forense fino ad ottenere la carica di Consultore dei Riti, essendo stato scelto, in precedenza, diverse volte per dirimere controversie tra i più ragguardevoli personaggi del tempo.. Fu uditore di diversi alti prelati e apprezzato sopra tutti dal Cardinal Vettori per le sue conoscenze giuridiche, filosofiche e matematiche. Fu aggregato all’accademia fisico-matematica di Mons. Ciampini con il nome di “Icasto Nonacrino”. Collaborò alla redazione del “Giornale dei Letterati”, che si pubblicava a Roma, dall’anno 1675 al 1679. Attivo a Roma alla corte della Regina Cristina di Svezia, fu uno degli 8 fondatori dell’Accademia voluta dalla Regina.
.

(2)
Ho provato a copiare il testo della lettera, ma alcune parole mi erano incomprensibili per cui ci è voluto l'aiuto di Don Pietro Marchetti, latinista​.
​.

Maiestati Regiae Sveciae Christina Christenelau

Petrus Paulus Brunaccius humilis et obediens famulus

 

S. [alutem] P. [lurimam] D. [ico]

 

Nominis tui fama, cuius volatus mirifica claritate peragrat, ubique

ingenij tui voces tales effudit, ut nesciat Mundus, an sis

illustrius in Maiestate, an excelsius in virtute; nec est

qui illas ut mirabiles, non attendat; sed a me etiam referri,

sicut alacritatis sunt; ita in te magnitudinem amando,

amplitudinem venero. Tam iusta igitur causa ductus,

opus presens ad scentias spectans ad te mittere decrevi;

utpote, quo humilissimum me tibi famulum dicando

auctoritatem, et tuas optimas artes, ut singulares adorarem.

 

Diu est quod hoc testimonium meae devotionis prebere desideravi;

idque, ut maiori tuo honore prestarem; theses prius impressas,

et publice defensas, ad pedes tuos me conferendo presentare volebam;

sed quoniam infelicitate temporis vacue factus est exitus, proposui

presentibus litteris destitutum resumere; ut sic, non mundo,

nec mihi; sed tibi tantun elaborasse cognoscerem.

 

Scio notam mihi futuram audaciae quod tuo lectissimo ingenio

partum, non dedam elaboratum, cum etas mea, vigesimum quartum,

non excedens admittere experientiam minime possit. Scio

excellentiam tuam in omni doctrina peritissimam. Video,

quam sit pericolosum habere sapientem eamdem, et versatam;

 

Sed promam fiduciam iustam: Maiori auctoritatis tuae;

quam mei ingenij respectu eguisse pensavi. Presertim, quod

tutari a tuae benignitatis humanitate, ac virtute persuasum;

quarum factorum, nihil ex omnium aetatum memoria

simile cognitum est. Sic enim in Magnis te prebes, ut vere

excelsam te esse virtuosi gaudeant. Si quid igitur in his

conclusionibus culpabile vides, postulo auctoritatem tuam, nec

dedigneris; et hoc si non obtineo, deprecor; ut sic dedigneris,

tantum me dixisse attendas, quantum ad testandam virtute

[… ] magnitudinem aeternae laudi satisfaciam.

MCI CL
P.s.

La data di questa lettera dovrebbe essere il 1655.