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Leggete sul Messaggero di oggi (pag. 19) l'articolo di Laura Larcan, sul poeta Giuseppe Gioachino Belli.
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ARTICOLO DI LAURA LARCAN
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In internet troviamo conferma a quanto sopra grazie al seguente articolo, di cui autrice è la Dr.ssa Marina Morena.
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Il titolo della mostra virtuale è:
Giuseppe Gioachino Belli
Impiegato nell'amministrazione pontificia (1807-1845).
Grazie ai parenti benestanti, e che potevano vantare conoscenze influenti nella Roma del primo Ottocento, e ad amici e conoscenti potenti, Giuseppe Gioachino Belli riesce a sopravvivere alle difficoltà che, fin da giovanissimo, la vita gli presenta.
Successivamente arriva a sistemarsi con un impiego in vari Uffici dell'amministrazione pontificia proprio grazie alle loro raccomandazioni.
E nella Roma del Belli non era possibile, per chi nasceva povero e sfortunato, fare altrimenti!!!
Così per potersi mantenere e trovare un posto fisso, Belli dovette ricorrere sempre alle raccomandazioni.
1° impiego nella Azienda della reverenda Camera degli spogli.
Divenuto orfano di entrambi i genitori, a soli 16 anni, fu grazie all'interessamento del suo padrino Mons. Antonio Odescalchi, che entrò come "novizio " nell'Azienda della Reverenda Camera degli Spogli.
2° impiego presso la Direzione generale del registro.
Per assumenre questo impiego ci volle l'interessamento della futura moglie contessa Mariuccia Pichi, che grazie alle potenti conoscenze arrivò al card. Consalvi.
3° Direzione generale del Debito pubblico.
Per esserre assunto presso questa amministrazione, Belli utilizzò, consigliato e appoggiato da mons. Vincenzo Tizzani, una delle prassi in uso all'epoca, cioè si occupava un posto resosi libero, senza averne all'inizio alcuno beneficio economico.
E così, divenuto vacante il posto di Capo dell'ufficio corrispondenza della direzione del debito pubblico, Belli lo occupò, senza alcuna ufficialità, che però puntuamente venne circa un anno dopo.
A soli 16 anni Giuseppe Gioachino rimane orfano di entrambi i genitori.
Senza casa, vaga da un parente all'altro insieme ai due fratelli.
Dopo il padre Gaudenzio, morto nel 1802, nel 1807 muore anche la madre Luigia Mazio. I tre orfani Belli, Giuseppe, Carlo e Flaminia vanno a a vivere in questi anni di miseria dallo zio Vincenzo Belli, fratello del padre.
Vincenzo Belli si era sistemato molto bene, in quanto aveva sposato la figlia di Lorenzo Capponi, facoltoso amministratore di case patrizie e viveva nella casa del suocero nell'elegante quartiere Campo Marzio, in piazza San Lorenzo in Lucina (quasi di fronte alla chiesa omonima). Vincenzo lo coadiuvava nella attività amministrativa e ricopriva anche un grado abbastanza elevato di computista capo presso Presidenza delle strade, importante magistratura pontificia che aveva ampia giurisdizione nella tutela delle strade.
Questa situazione però durò ben poco perchè la zia Teresa, moglie di Vincenzo, non vedeva di buon occhio la convivenza dei suoi figli con i tre cugini "poveri".
E così tra un'umiliazione e l'altra, i tre orfani Belli si trasferiscono da una zia paterna Maddalena in una casa assai modesta in via della Fossa 2, zona Trastevere.
Povero e orfano, Giuseppe Gioachino a soli 16 anni deve cominciare a lavorare …
La raccomandazione del principe Antonio Maria Odescalchi.
1° Impiego nella Azienda della reverenda Camera degli Spogli.
Grazie alla raccomandazione del suo padrino di battesimo il principe Mons. Antonio Odescalchi, Giuseppe, a soli 16 anni, inizia a lavorare con una mansione assai modesta nell'Azienda degli spogli ecclesiastici.
Ma perchè un principe Odescalchi si interessa del povero orfano Giuseppe Belli?
Non va dimenticato che Gaudenzio, il padre di Belli, aveva lavorato come computista proprio nella casa della famiglia Odescalchi, che poteva vantare fra i suoi antenati il papa Innocenzo XI.
Antonio Maria Odescalchi (nato nel 15 Mar 1763, morto il 23 luglio 1812) era divenuto poi arcivescovo e vescovo di Iesi.
Nell'Archiivo di Stato di Roma è conservata l'atto di battesimo di Giuseppe Gioachino Belli, in cui viene indicato come padrino proprio il nome del principe Mons. Antonio Maria Odescalchi.
Si ha notizia che Belli , interrotti gli studi iniziati all'archiginnasio romano, ottenne prima di riuscire ad entrare nell'Azienda degli spogli un posto nella computisteria di casa Rospigliosi.
Belli grazie al Il matrimonio trova una sistemazione
La contessa Maria Conti e la raccomandazione del Cardinal Ercole Consalvi.
2° Impiego presso la Direzione generale del Bollo e Registro.
Per questo nuovo impiego, ci volle l'interessamento della futura moglie contessa Mariuccia Conti, vedova e più anziana di lui di ben 11 anni, che, grazie alle sue conoscenze, arrivò addirittura al cardinal Ercole Consalvi, segretario di Stato del papa Pio VII.
Mariuccia Conti era nata il 15 agosto 1781, da Valentino, stimato curiale romano oriundo di Terni e da Silvia Cerroti. Maria era figlia unica, ed era considerata una ricca ereditiera e quindi un ottimo partito.
All' eta' di 19 anni incontra il conte Giulio Pichi di Ancona, che si era trasferito a Roma per esercitare la professione forense. Dalla conoscenza scaturì un matrimonio che ebbe luogo nella Chiesa parrocchiale di S. Maria in via il 30 giugno 1800. Gli sposi andarono ad abitare nel palazzo Boncompagni- Piombino gia' Spada Veralli, in piazza Colonna n. 213.
Il matrimonio non fu felice: un solo figlio della loro unione nacque morto; e l' avvento delle autorità imperiali avevano messo Pichi – per le sue idee politiche – in seri imbarazzi finanziari, avendo egli perduto vari incarichi e appoggi.
Tale situazione, insieme ad una relazione extraconiugale, fini per creare una situazione insostenibile con la moglie. I due si separarono consensualmente e con " istrumento di concordia" regolarono le rispettive posizioni, con istrumento del 13 nov. 1813, rogato dal Notaio Serpetti. Pichi morì il 17 gennaio 1816.
Maria e Giuseppe Gioachino. La conoscenza fra i due i avvenne probabilmente in qualche salotto frequentato dalla vedova o attraverso amici comuni.
Lei aveva 36 anni, Belli 25.
Giuseppe Gioachino era un bel giovanotto, con gli occhi neri e la capigliatura fluente, come lo rappresenta un ritratto dell'epoca…E animava con le sue abilità poetiche in lingua alcuni ambiti salotti di Roma.
Dalla conoscenza e dalla stima all' amore il passo fu breve e questo, nella vedova Pichi, dovette assumere un carattere di vera e propria passione.
Dapprima Belli, date le sue condizioni di indigenza, in confronto alla notevole fortuna della Conti, rifiuto', acconsentendo solo dopo che Mariuccia- donna volitiva- non ebbe ottenuto per lui, dal Card. Consalvi, tramite la Principessa di Piombino, un impiego governativo.
Ma sopratutto erano contrari i genitori di lei, sia per la differenza di eta' , sia per le condizioni finanziarie del Belli.
Il matrimonio venne celebrato segretamente il 12 settembre 1816 nella Parrocchia di S. Maria in Via.
Maria, rimasta incinta dopo un mese, si getto' col marito alle ginocchia della madre, che si commosse e benedisse antrambi, piu' difficile fu ottenere il perdono dal padre, che all' epoca si trovava a Terni.
Rferisce un parente di Terni " Belli pareva il figliol prodigo e mi disse: Io non volevo; saro' sempre figlio e servitore: Mariuccia l' amo come moglie, la rispetto come madre e mia benefattrice".
Alla fine il padre dovette pur piegarsi e così Belli andò ad abitare presso la famiglia Conti al secondo piano di Palazzo Poli.
Qui il poeta rimarrà per quasi 21 anni.
Nel 1837 la moglie morì improvvisamente e così Belli subì nuovi dissesti finanziarî.
Dopo la morte della moglie, si apre un altro periodo nero per Giuseppe Gioachino .
L'amicizia con Mons. Vincenzo Tizzani
3° Impiego presso la Direzione generale del Debito pubblico.
Dopo la morte della moglie Mariuccia avvenuta il 2 luglio 1837, la situazione patrimoniale di Belli si rivela difficile. Per i successivi sei anni scriverà pochissimi sonetti romaneschi (e quasi tutti d'occasione).
Ricordiamo che percepisce soltanto, come impiegato "quiesciente" dell'Amministrazione del Bollo e Registro, poco meno di 16 scudi al mese.
Di nuovo in ristrettezze economiche ha bisogno di un impiego di grado più elevato e meglio retribuito, rispetto al precedente…anche perchè la sua grande preoccupazione è adesso il filgio Ciro, della cui educazione e sistemazione si sente responsabile.
Per poter rientare nell'amministrazione pontificia, con un grado di servizio più elevato e più remunerativo dei precendenti, non c'era altro modo, come per il passato, che trovarsi una raccomandazione.
E così in questa occasione l' amicizia con Mons. Vincenzo Tizzani si rivela fondamentale.
Belli conosce Tizzan nell' aprile del 1838, e ben presto il monsignore diventa amico e confidente del Poeta.
Romano di nascita, Vincenzo Tizzani (27 giugno 1809 – 19 gennaio 1892) ricoprì in vita numerosi e prestigiosi uffici nella Chiesa.
Entrò a far parte nel 1832 dell’ordine dei Canonici Regolari Lateranensi — detti Rocchettini per indossare il Rocchetto, una sorta di mantello legato al collo con asole e bottoni . Accademico tiberino, nel 1838 insegnò storia ecclesiastica alla Sapienza, viene nominato superiore di San Pietro in Vincoli nel 1841, e più tardi abate di Sant’Agnese fuori le Mura, quindivescovo di Terni nel 1843 e arcivescovo titolare della diocesi di Nisibi nel 1851, oltre che canonico della Basilica Lateranense e cappellano maggiore dell’esercito pontificio. Fu severissimo consultore della congregazione dell'Indice.
Da 1838 fra Belli e Tizzani si stanbilisce un importante rapporto, che porterà proprio Tizzani ad essere colui che salvò dal rogo i Sonetti di Belli.
Per paura chela produzione in romanesco nuocesse alla carriera del figlio, impiegato anche lui nell' amministrazione pontificia, Belli incaricò l'amico monsignor Tizzani di distruggerla dopo la sua morte, che avviene a Roma il 21 dicembre 1863. Fortunatamente, l'amico si guardò bene dall'eseguire la volontà del poeta, salvaguardando un inestimabile patrimonio di versi e anzi consegnando il corpus delle opere belliane quasi integralmente, al figlio di lui.
Lo stato di salute di Giuseppe Gioachino Bell peggiora.
Il medico curante prof.re Carlo Maggiorani, un amico sempre presente.
Belli e il prof.re Carlo Maggiorani. Si erano conosciuti nell' Accademia Tiberina verso il 1828. E questa amicizia si andò sempre più consolidando.
Maggiorani è il medico che firma i certificati di malattia presentati dal Poeta, dipendente delll'amministrazione pontificia. In questi documenti si possono leggere i sintomi presentati dal paziente Belli per ottenere la pensione.
E anche il medico che seguirà la triste e dolorosa vicenda della nuora di Belli Cristina, scomparsa prematuramente.
Carlo Maggiornani. Carlo Maggiorani nasce a Campagnano (Roma) il 7-12-1800 e muore a Roma il 13/08/1885.
A Roma abitava in via del corso, 397. Professore ordinario di Medicina politico legale [medicina legale e igiene] all'Università di Roma (23 settembre 1844-22 o 25 agosto 1863) Fu destituito per motivi politici.
Professore di Clinica medica all'Università di Palermo (30 settembre 1863-21 settembre 1870).
Professore di Clinica medica all'Università di Roma (novembre 1870-28 febbraio 1875. Data del collocamento a riposo)
Professore emerito dell'Università di Roma (11 aprile 1875)
Preside della Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Roma (post 21 settembre 1870-28 febbraio 1875. Data del collocamento a riposo)
Cariche politico-amministrative
Consigliere comunale di Roma (Repubblica romana) (19 aprile 1849), (Regno d'Italia) (13 novembre 1870)
Membro della Giunta provvisoria di governo (Roma) (22 settembre 1870)aprile
Cariche e titoli: Fondatore] delle Società di temperanza per istruire il popolo contro l'abuso dell'alcool (1877)
Membro straordinario del Consiglio superiore della pubblica istruzione (11 dicembre 1870) (22 dicembre 1872)
Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione (29 agosto 1874-10 marzo 1881)
Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei di Roma (30 giugno 1850)
Fondatore e presidente dell'Accademia medica di Roma (fondatore nel 1875)